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    Comunità ebraiche del Mediterraneo: Ravenna

    Per chi fosse in vacanza al mare e volesse aggiungere alla vita di spiaggia una visita culturale proponiamo piccole suggestioni sulle comunità ebraiche italiane che stanno sulla costa. Anche se oggi sembra strano pensare agli ebrei come un popolo di naviganti tra le leggende che innervano la tradizione ebraica ve ne una che racconta proprio gli albori del rapporto tra ebrei e Mediterraneo: il mito narra infatti che dopo aver distrutto il Tempio di Gerusalemme nel 70 dell’era volgare, il malvagio Tito riempì tre navi di uomini, donne e bambini e le abbandonò per mare senza equipaggio né capitano. Il Padre Eterno allora inviò una tempesta che le fece naufragare: una giunse sulle coste spagnole, una a Genova e l’altra in Sicilia. Cominciò così – stando alla leggenda – la storia del rapporto degli ebrei col Mar Mediterraneo: Mare nostrum che, da allora, gli ebrei attraversarono per affari e commerci, per viaggi e studi, e per fughe precipitose che ne accompagnarono gli esili.

    Ravenna non sta proprio sul mare ma tutti coloro che vanno sulla riviera adriatica dovrebbero trovare il tempo per una farvi una visita: è un luogo magico e incantato. Per trovare però gli ebrei ravennati si può solo fare ricorso alle suggestioni offerte dalla storia: chi, oltre a visitare i mosaici più belli del mondo, il mausoleo di Galla Placidia e le altre meraviglie che rendono così particolare la città, volesse curiosare tra le memorie ebraiche, può camminare con il naso per aria e immaginare le tracce di una presenza ebraica antichissima.

    La prima indicazione risale al 498 quando le fonti raccontano che Odoacre, re degli Eruli e conquistatore dell’Italia, venne sepolto vicino alla sinagoga. La storia prosegue: nel 519 infatti, in seguito ad una zuffa tra ebrei e cristiani, il popolino incendiò le sinagoghe locali con tale ferocia che la comunità si rivolse al re Teodorico, a quel tempo a Verona, ottenendo che gli edifici venissero ricostruiti a spese dei distruttori e che coloro che non avevano i mezzi per contribuire venissero puniti con la flagellazione pubblica. Quindi, se le sinagoghe erano molte, è lecito supporre che la presenza ebraica fosse consistente. Nel Rinascimento gli ebrei ravennati furono soprattutto prestatori di denaro ma è documentato anche il commercio dell’olio e di uve da vino: tanto che l’ebreo Santuccio nel 1448 aveva una piccola società con un ravennate cristiano proprio per il commercio di uva.

    Tra gli ebrei degli inizi del 1400, vi era Musetto di Elia da Imola, detto anche da Bologna, che grazie alla sua attività di prestatore di denaro si era guadagnato una posizione di tale favore presso il regnante Ostasio da Polenta, che giunse ad ottenere, come saldo dei debiti, terre di svariato genere (arativo, boschivo, prativo) sancendo tacitamente, ma formalmente, il diritto ebraico alla proprietà fondiaria.

    Gli ebrei erano attivi soprattutto nella strazzaria – il mestiere che con ordine del locale signore permette di utilizzare, vendendo, facendo vendere, tagliando, cucendo, una gran parte dei pegni, delle povere cose, degli strazzi non ritirati – e nell’oreficeria. C’era anche un albergatore Iseppo di Musetto da Candia, che gestiva una casa con orto per ospitarvi i correligionari di passaggio. Nel 1490 vi era sicuramente anche un sinagoga che è responsabilità dell’arcivescovo trasferire in un edificio in migliori condizioni mentre nel 1492 il Doge comanda di spostarla in un luogo meno centrale anche se, nel marzo dello stesso anno, ne viene ordinata la distruzione.

    Non sembrò esistere una giudecca vera e propria e, nella prima metà del XV secolo, gli ebrei ravennati erano insediati in più quartieri. Probabilmente, quando furono espulsi dalla città nel 1492, abitavano in una zona compresa tra la via dei Santi Giovanni e Paolo e gli orti Pasolini; ancora all’inizio del Novecento, una strada (Via Luca Longhi) era indicata come “Via del Ghetto”.

    Quando Pio V ordinò, nel 1569, che gli ebrei lasciassero le località minori, vennero espulsi anche da Ravenna anche se, nel 1587, vi tornarono in pochi in seguito alle concessioni fatte da Sisto V per essere, furono nuovamente espulsi nel 1593.

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