L’uomo più ricercato del mondo, il terrorista più pericoloso del pianeta, il “Califfo” dello Stato islamico (Isis) Abu Bakr al Baghdadi è stato ucciso dalle forze speciali americane in un raid in Siria nordoccidentale. Certo, quando si tratta di al Baghdadi il condizionale è d’obbligo: non è infatti la prima volta che l’emiro viene dato per morto. Ma, in questo momento, la sua scomparsa assumerebbe i caratteri dell’opportunità. Infatti, le ultime vicende della guerra siriana – con l’intervento turco e il parziale ritiro Usa – fanno temere un risorgere dalle sue ceneri della fenice Isis.
Al Baghdadi è nato a Samarra il 28 luglio 1971, col nome di Ibrahim Awad Ibrahim. Abu Bakr al Baghdadi è, di fatto, un nome di battaglia. Avrebbe studiato l’Islam presso l’Università di al Azimiya, a Baghdad e, durante la guerra irachena del 2003, sarebbe diventato imam, aderendo ad al Qaida e diventando seguace del leader jihadista Abu Musab al Zarqawi. Nel confuso e violentissimo dopoguerra iracheno, al Baghdadi diventa l’emiro di Rawa, una carica informale nell’ambito dei jihadisti, che gli consente di far uccidere molti sostenitori delle forze della coalizione e del governo legittimo iracheno.
Nel 2004, però, viene arrestato a Falluja dalle forze irahcene e mandato dalle forze Usa presso il famigerato centro di detenzione di Camp Bucca, e poi a Camp Adder. Ma le autorità americane lo rilasciano presto, non ritenendolo un pesce grosso e aprendo così la strada a sospetti e illazioni. Il suo formale riconoscimento come numero uno dello Stato islamico dell’Iraq è del maggio 2010, quando Abu Bakr al Baghdadi viene nominato al posto di Abu Omar al Baghdadi, che nel frattempo era stato ucciso.
Quattro anni dopo, a giugno 2014, al Baghdadi viene proclamato “califfo” dello Stato islamico e un mese dopo svolge un discorso presso la grande moschea al Nuri a Mosul. Si tratta di una carica non riconosciuta, come non verrà mai riconosciuto lo Stato islamico stesso ovviamente dalle entità statuali, ma neanche dalle autorità giuridiche islamiche riconosciute dalla comunità dei fedeli. Il suo “regno” è stato caratterizzato da violeza: attacchi trerroristici contro gli sciiti, contro i cristiani, nei paesi occidentali. E, nelle aree dell’Iraq e della Siria controllate dall’Isis, violenze inenarrabili.
A questo punto, al Baghdadi diventa l’uomo più ricercato del mondo, superando anche il leader di al Qaida, Ayman al Zawahiri. E comincia la grande caccia, nella quale viene dato più volte per morto o catturato. Come a novembre 2014, quando le forze irachene lo davano per ferito. O nel 2015, quando fonti ufficiali irachene avrebbero dato ancora una volta al Baghdadi come gravemente ferito, prima, poi ucciso a Ninive. Nel 2017, poi, furono i russi a sostenere di averlo ammazzato.