Via della Lungara. Palazzo Salviati, ex Collegio Militare. Tra il 16 e il 18 ottobre 1943 oltre mille ebrei romani furono imprigionati in questo luogo prima di essere deportati ad Auschwitz-Birkenau. Solamente quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino, ritorneranno a casa. In questo luogo a due passi dalla città del Vaticano, oggi sede del Centro Alti Studi per la Difesa, l’associazione “Ricordiamo Insieme”, ha organizzato una cerimonia in memoria del rastrellamento del 16 ottobre.
Il silenzio nel cortile è rotto dalla lettura dei nomi dei deportati che transitarono per quel luogo. “Raccontare e nominare, ognuna di queste persone, significa restituire loro un’identità, e attraverso essa noi possiamo ricostruire quella che era la loro normalità della vita, dal prima fatta di amicizie, famiglia e di sogni, al baratro del dopo con le discriminazioni e la negazione del loro diritto di vivere” ha affermato Massimo Finzi, Assessore alla Memoria della Comunità ebraica di Roma.
Ma manca un nome, quello di un bambino nato proprio in quelle terribili ore. “Abbiamo un bambino nato qui, in uno degli angoli di questo cortile e questo bambino non ha nome, dobbiamo ricordarlo lo stesso” ha aggiunto.
L’iniziativa di Ricordiamo insieme, arrivata quest’anno alla decima edizione, si è caratterizzata anche per la cerimonia dei “1000 passi” da San Pietro al Collegio e per il ricordo degli ebrei romani catturati e deportati dopo il 16 ottobre. Un progetto nato dall’idea di Tobias e Federica Wallbrecher e delle sorelle Spizzichino per tenere viva la Memoria affinché non accada mai più.
“6 anni fa ci siamo incontrati fuori dal CASD di fronte alla lapide, eravamo in 12, con un sacerdote e una persona che filmava. – racconta Federica Wallbrecher, presidente “Ricordiamo Insieme – Essere qui oggi è molto commovente. Non siamo nati per essere premiati ma per ricordare ogni singola vittima”.