Uno scivolone che si sarebbe potuto evitare ma a cui è stato posto poi rimedio. La causa di tutto una giacca firmata Giorgio Armani che ricorda le divise dei prigionieri dei campi di sterminio. Il ritiro della giacca dalla vendita delle boutique Armani è seguito alle richieste di Roz Rothstein, Il CEO dell’organizzazione StandWithUs. La Rothstein ha pubblicato sul suo profilo Twitter il 4 Aprile scorso una foto della giacca nella vetrina di un negozio di Beverly Hills, chiedendo al brand di scusarsi e rimuovere quel pezzo dalle sue collezioni. Pochi minuti dopo il tweet, l’associazione ha poi anche denunciato con un post su Facebook che lo stesso “Sgradevole capo di alta moda” era stato pubblicizzato anche sul profilo Instagram della casa di moda milanese aggiungendo “Un look terribile per chiunque abbia a cuore la memoria della Shoah o per chiunque ricordi le uniformi che i prigionieri dei campi di concentramento nazisti erano costretti ad indossare”.
Dieci giorni dopo la stessa organizzazione ha annunciato che la casa di moda di Giorgio Armani aveva risposto alle sue richieste confermando il ritiro dalle vendite del capo d’abbigliamento e rimuovendo le foto dall’account di Instagram.