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    Addio allo scrittore Boris Pahor, raccontò l’orrore dei campi nazisti

    Pahor è considerato il più importante scrittore sloveno con
    cittadinanza italiana, voce della tragedia della deportazione nei lager nazisti
    e delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il
    fascismo.

    Lo scrittore è stato uno degli ultimi testimoni viventi del
    rogo fascista del Narodni Dom avvenuto il 13 luglio 1920. Durante il regime
    fascista ha vissuto la snazionalizzazione del suo popolo per mano di Benito
    Mussolini. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale decise di entrare nella
    resistenza, e per questo nel ‘44 venne catturato dai nazisti e deportato nei
    lager in Germania. Passò da prigioniero in vari campi, tra cui Natzweiler,
    Markirch, Dachau, Bergen-Belsen. Di questa terribile esperienza scriverà nel
    suo “Necropoli”, libro “scoperto” in Italia molti anni dopo la sua uscita.

    Tra le altre sue opere più celebri “Il rogo nel porto”, “Qui
    è proibito parlare” e “Piazza Oberdan”, che di concentrano sulla condizione
    degli sloveni in Italia durante il fascismo. Pahor è stato insignito di vari
    riconoscimenti, tra cui la Legion d’honneur francese e il cavalierato
    dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, e la più alta onorificenza
    della Repubblica di Slovenia.

     

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