Il sopravvissuto alla Shoah Jack Feldman, protagonista del documentario “The Number on Great-Grandpa’s Arm” vincitore di un Emmy, si è spento all’età di 95 anni, lasciando figli, nipoti e pronipoti.
Srulek “Jack” Feldman nacque nel 1926 a Skarzysko-Kamiena, in Polonia, crebbe però a Sosnowiec. Dopo lo scoppio della guerra nel 1939, la sua famiglia fu costretta a trasferirsi nel ghetto di Sosnoweic. Un anno dopo, il quattordicenne Srulek fu catturato dai nazisti e inviato prima a Bergen-Belsen, e poi a Buchenwald, Annaberg, Fallsbruck, Gleiwice, Ludwigsdorf e, nel luglio 1944, ad Auschwitz-Birkenau, dove gli venne tatuato sul braccio il numero A-17606.
Quando l’esercito sovietico arrivò ad Auschwitz nel gennaio 1945, Feldman e altri prigionieri furono costretti alla marcia della morte dalla Polonia alla Germania, dove fu finalmente liberato il 5 maggio.
Dopo la liberazione, Jack tornò a casa, dove apprese che nessuno dei suoi parenti stretti era sopravvissuto. Dopo essersi recato al campo per sfollati di Feldafing, incontrò e successivamente sposò sua moglie Sally.
Il loro primo figlio, Sam, nacque proprio nel campo profughi. Successivamente, dopo essere arrivati negli Stati Uniti nel 1949, nacquero altri due figli, Irving e Rochelle. A Rochester, Feldman aprì un mercato del pesce in Joseph Avenue, nel nord-est della città, continuando a lavorare instancabilmente per 50 anni.
Secondo un necrologio scritto nel Rochester Democrat & Chronicle, Feldman, in tutta la sua vita Jack non dimenticò mai il significato di essere affamati; infatti, non si risparmiò mai dalla beneficenza, regalando sempre la sua merce ai meno fortunati.
Nel 2016, il pronipote di Jack Feldman, un bambino di 10 anni, decise di chiedere al suo bisnonno il significato di quel numero tatuato sulla sua pelle. La loro conversazione diventò la base del breve documentario della HBO “The Number on Great-Grandpa’s Arm”, un film destinato ai bambini per poter introdurre didatticamente il tema della Shoah.
La documentarista Amy Schatz fu inizialmente attratta dall’idea dal progetto perché non risultava esserci molto materiale sulla Shoah adatto ad avvicinare i bambini ad un tema così sensibile. Il suo obiettivo era quello di trasmettere l’esperienza della narrazione diretta di un sopravvissuto con “delicatezza e chiarezza”.
Il film si aggiudicò un Primetime Emmy Award per la sezione “Outstanding Individual Achievement” nel campo dell’animazione e fu proiettato, al centro di un’installazione al “Museum of Jewish Heritage” di Manhattan, dal 2018 e nel 2019. Sheila Nevins, produttrice esecutiva del film e Presidente di lunga data di HBO Documentary Films, ha definito Feldman “un narratore speciale”.
Feldman si definiva molto orgoglioso dei suoi ultimi anni come testimone della Shoah, si dichiarava felice del contributo in un film sulla Shoah destinato ai più piccoli.
Durante una discussione, avvenuta dopo la proiezione del film al museo di New York nel 2018, venne chiesto a Feldman perché volesse prendere parte al progetto. “Voglio che le persone vedano cosa è stato – rispose Feldman- Molte persone che incontro non sanno ancora oggi cosa sia la Shoah”.