Diverse associazioni hanno espresso stupore e sdegno per il
voto favorevole dell’Italia ad una risoluzione adottata dal Consiglio Economico
e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) di condanna verso Israele per aver violato i diritti delle donne. L’Italia è
stata tra i 37 stati a votare favorevolmente a questa risoluzione. Una
decisione che allinea lo Stato italiano a Paesi come l’Afghanistan, il Qatar,
lo Zimbabwe e la Libia, nei quali i diritti delle donne vengono calpestati
quotidianamente, e in maniera plateale. Tra i sei voti contrari sono stati
registrati quelli della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, che hanno denunciato
la selettività della risoluzione.
Lo Stato ebraico, nella risoluzione patrocinata da Cuba,
Siria, Corea del Nord, Venezuela e altri Paesi, è stato accusato di essere un
“grande ostacolo” per le donne palestinesi “per quanto riguarda il rispetto dei
loro diritti e il loro progresso, l’autosufficienza e integrazione nello
sviluppo della loro società”.
“Sono stupito dal voto del nostro Paese per la risoluzione
adottata dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite lo scorso 26
luglio. Ancora una volta le decisioni prese dai diplomatici italiani all’Onu
sembrano essere in netta contrapposizione con quelle che sono le azioni del
governo” commenta il giurista Emanuele Calò, direttore dell’Osservatorio Enzo
Sereni, associazione che vede il coinvolgimento di accademici ed esperti di
diritto e che ha come sua prima finalità quella di contrastare il fenomeno
dell’antisemitismo.
“La votazione della Commissione dell’ONU ovviamente non
scalfisce la situazione di fatto in Israele, dove la parità di diritti, di
opportunità e di carriere è testimoniata, fra l’altro, dal fatto che la
Presidente della Suprema Corte di Giustizia è una donna” si legge nel
comunicato dell’Osservatorio Enzo Sereni, che invita il governo a fare “un
cambiamento radicale degli ordini spediti alle delegazioni diplomatiche del
Paese nei principali centri decisionali internazionali”.
La Federazione delle Associazioni Italia-Israele ha espresso
“stupore e delusione” per il voto favorevole dell’Italia, auspicando che “in
futuro simili decisioni vengano meglio ponderate ed assunte con la necessaria,
limpida obiettività che argomenti tanto delicati necessitano”.
UN Watch, organizzazione non governativa con sede a Ginevra,
il cui mandato è quello di monitorare le prestazioni delle Nazioni Unite in
base al metro della propria Carta, è stata la prima a denunciare la risoluzione
adottata dalla Commissione Onu.
“La risoluzione chiude un occhio su come i diritti delle
donne palestinesi siano influenzati dalle loro stesse autorità di governo. Né
fa alcuna critica o alcun riferimento al modo in cui le donne e le ragazze sono
discriminate all’interno della società patriarcale palestinese” afferma
l’organizzazione. “La sessione dell’ECOSOC del 2023 ha completamente ignorato i
peggiori violatori dei diritti delle donne al mondo, rifiutandosi di approvare
un’unica risoluzione sulla situazione delle donne in Afghanistan, Iran,
Pakistan, Iran, Algeria, Ciad o Mali, che si collocano tra i 10 peggiori
violatori dei diritti delle donne nel mondo, secondo il Global Gender Gap
Report 2023, prodotto dal World Economic Forum”, ha affermato Hillel Neuer,
direttore esecutivo di UN Watch.
“In un momento in cui lo stupro è usato come tattica di
guerra in Libia, gli esperti delle Nazioni Unite hanno accusato i talebani in
Afghanistan di ‘apartheid di genere’, la Nigeria ha 20 milioni di sopravvissute
alle mutilazioni genitali femminili, le donne possono finire in prigione in
Qatar per aver denunciato violenza sessuale, e le donne leader dello Zimbabwe
sono soggette a violenze sessuali e bullismo motivati politicamente, è teatro
dell’assurdo per questi regimi misogini individuare Israele – unico al mondo –
come presunto violatore dei diritti delle donne”, ha aggiunto Neuer.
Israele è l’unico Paese al mondo ad aver subito una
condanna di violazione dei diritti della donna da parte dell’ONU. Infatti, su
19 punti dell’agenda 2023 del Consiglio economico e sociale delle Nazioni
Unite, solo uno – l’articolo n. 16 contro lo Stato ebraico – ha preso di mira
un paese specifico. Tutte le altre aree di interesse riguardano temi generali,
come i soccorsi in caso di calamità e l’uso della tecnologia per lo sviluppo.