Settant’anni fa, il 10 dicembre 1948, di fronte all’Assemblea delle Nazioni Unite a Parigi, Eleanor Roosevelt annunciava l’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Un evento che l’attivista e first lady definì una svolta epocale, con la speranza che la Dichiarazione diventasse la Magna Charta degli uomini di tutto il mondo. Il lento cammino dei diritti umani, iniziato in Occidente con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino dei rivoluzionari francesi nel 1789, si era arenato tragicamente di fronte ai disastri umanitari dei due conflitti mondiali. Con la nascita dell’Onu, nel 1945, aveva ripreso la sua marcia, fino alla stesura di un documento siglato da 48 tra i più potenti paesi del mondo. “Una scelta irrevocabile di civiltà per il genere umano – ha dichiarato in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – punto di riferimento per l’intera comunità internazionale. Il riconoscimento a livello globale che tutti gli esseri umani nascono liberi e godono di inalienabili e uguali diritti rappresenta oggi un principio che precede gli stessi ordinamenti statali. Il rispetto della dignità della persona non è, infatti, dovere esclusivo degli Stati, bensì un obbligo che interpella la coscienza di ciascuno. Tutti sono chiamati a darne quotidiana e concreta testimonianza”.
“Purtroppo – ha osservato il Capo dello Stato – sono ancora diffusi in tutto il mondo gli abusi, le violenze e le discriminazioni che affliggono individui e intere comunità, spesso colpendo i più vulnerabili. È quindi necessario che la comunità internazionale intensifichi gli sforzi in tutte le direzioni per promuovere un’efficace protezione delle libertà fondamentali, nel rispetto dei principi di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani”. L’Italia, ha assicurato Mattarella, “continuerà a impegnarsi a tale riguardo, soprattutto nelle sue funzioni di membro, a partire da gennaio 2019, del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Con questo mandato assumiamo una grande responsabilità: la promozione dei diritti umani nel mondo costituisce non solo un imperativo etico e morale, ma è uno strumento necessario per prevenire i conflitti, costruire società stabili e inclusive e, quindi – ha concluso il Presidente della Repubblica – promuovere in modo sostenibile la pace, la sicurezza e lo sviluppo”.