Un’occasione per riflettere e conoscere meglio la storia che riguarda tutti gli italiani e che troppo spesso viene dimenticata. In occasione dei 100 anni dalla marcia su Roma, a palazzo Braschi, si è tenuto un incontro sul ruolo degli ebrei italiani durante il fascismo.
All’incontro titolato “100 anni dalla marcia su Roma. Le scelte degli ebrei italiani”, organizzato e promosso dal Centro di Cultura Ebraica e dall’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, sono intervenuti Aldo Cazzullo, autore del recente libro “Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo” (ed. Mondadori), e lo storico Michele Sarfatti, specializzato in Storia contemporanea con particolare riguardo alle vicende degli ebrei nell’Italia fascista, già direttore della Fondazione CDEC, moderati dal giornalista Tommaso Giuntella.
«Questa è un’iniziativa che si svolge proprio in un luogo legato alla memoria del fascismo sin dai suoi albori. – ha sottolineato la presidente della comunità ebraica di Roma nel suo saluto – È necessario parlare della marcia su Roma perché non vogliamo far parte di quel gruppo che non fa i conti con la storia e ne cancella vari momenti».
Il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, introducendo l’evento, si è soffermato sulla necessità di riflettere su questo grande tema della storia: «Si pone anche la necessità di riflettere sul ruolo che hanno avuto gli ebrei in quel momento. – ha detto Rav Di Segni – L’ebraismo italiano è cambiato molto da allora, anche conseguentemente alla marcia su Roma».
L’incontro è stato anche un’occasione per sfatare alcuni falsi miti e stereotipi, su questo tema si è soffermato Aldo Cazzullo: «Essere antifascisti non significa essere di sinistra. L’antifascismo deve appartenere a tutti noi. Questo è il primo equivoco da sgomberare». Riattraversando alcune storie dei singoli ha poi affermato: «Noi italiani siamo legati al nostro paese, soprattutto quando le storie incrociano quelle delle nostre famiglie. Dalla parte giusta sicuramente ci sarà stato qualcuno che ha commesso dei crimini, da quella sbagliata qualche bravo ragazzo. Ma resta che quella del fascismo era la parte sbagliata e quella degli antifascisti quella giusta».
La necessità, secondo Cazzullo, che ha dedicato molti suoi libri alla storia d’Italia, è quella di fare i conti con la storia: «Gli italiani si sono autoassolti dal fascismo. Questo è inaccettabile. Perché è una vergogna che non si può cancellare. Gli ebrei italiani sono una sentinella, ma dovremmo indignarci tutti».
Lo storico Michele Sarfatti ha lodato l’iniziativa, riconoscendo alla Comunità Ebraica di Roma il primato di aver proposto una riflessione su questi temi proprio in occasione dei 100 anni dalla marcia su Roma: «La Comunità Ebraica di Roma è stata in questo senso anticipatrice. Spero si rifletta anche altrove al 101esimoanniversario.» Sarfatti ha poi posto l’attenzione, attraverso documenti d’epoca, sull’evidenza dell’antisemitismo di Mussolini e del fascismo sin dai suoi albori. Sul ruolo degli ebrei italiani in quel periodo ha affermato: «La percentuale di ebrei iscritti al PNF fu più alta rispetto alla media della società italiana 2,5/3 per mille gli ebrei, il resto a 1 per mille. Lo stesso vale per il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, di cui furono firmatari moltissimi ebrei. Quindi gli ebrei si interessavano di più alla politica rispetto al resto della società italiana».