
Lo scorso 25 giugno la sopravvissuta alla Shoah Karen Diamond, 82enne di Boulder, in Colorado, ha perso la vita. La donna era stata gravemente ferita il 1° giugno durante un pacifico corteo a sostegno degli ostaggi israeliani. L’evento, organizzato dal gruppo “Run for Their Lives” vicino al Pearl Street Mall, è stato brutalmente interrotto quando un uomo, travestito da giardiniere, ha lanciato molotov e ha usato un lanciafiamme artigianale.
Inizialmente accusato di tentato omicidio e reati federali per odio religioso, il sospettato Mohamed Sabry Soliman, 45 anni, ha ora ricevuto un’accusa di primo grado per omicidio in seguito alla morte della donna. Attualmente, si trova in custodia, con un’udienza preliminare statale fissata per il 15 luglio.
Karen aveva passato gli ultimi decenni a sostenere la sua comunità e a difendere la memoria e la libertà del popolo ebraico. Volontaria nel centro comunitario, nella sinagoga e in iniziative culturali, incarnava affetto, saggezza e solidarietà. Il direttore esecutivo del Boulder Jewish Community Center, Jonathan Lev, ha commentato: “Karen era una persona il cui affetto e generosità hanno lasciato un’impronta duratura su chiunque l’abbia conosciuta”.
Il governatore della città Jared Polis ha espresso il suo sconforto, descrivendo la notizia come “devastante per Boulder, per la nostra comunità ebraica”. Anche il Procuratore distrettuale Michael Dougherty ha promesso giustizia, “per le vittime, le loro famiglie e l’intera comunità”. L’attentato ha coinvolto almeno 29 persone – 13 delle quali con ferite fisiche – oltre a un cane. Soliman, cittadino egiziano privo di documenti legali negli Stati Uniti, aveva tentato di acquistare un’arma e, non riuscendoci, ha scelto metodi artigianali.