Sono stato picchiato da una squadraccia in piazza San Marco, a Venezia, gridavano ‘duce-duce'”. Arturo Scotto, deputato di Articolo Uno, ha raccontato nelle scorse ore l’aggressione subita poco dopo la mezzanotte, mentre era in piazza San Marco, a festeggiare il nuovo anno. “Un gruppo di giovani, tra i 20 e i 25 anni, stava inneggiando al duce, urlando, tra l’altro, ‘Anna Frank l’abbiamo messa nel forno’ – ha spiegato – . Io mi sono avvicinato, chiedendo di smetterla, per tutta risposta mi hanno aggredito, colpendomi con quattro pugni”. “Erano in otto, con il viso coperto e si sono poi dileguati”.
L’aggressione a Scotto è l’ultima ennesima azione antisemita e razzista di gruppi, più o meno organizzati, di matrice fascista che si sentono sempre più forti. Si tratta di gruppi violenti e squadristi che per anni hanno operato in una sorta di clandestinità e trovavano nelle curve degli stadi un luogo di aggregazione identitaria, dove poter manifestare anche fisicamente le loro distorte idee razziste e di supremazia. Da alcuni mesi vi è stato però una sorta di preoccupante salto qualitativo: questi gruppi, forti della sensazione di sentirsi legittimati da alcune aree politicamente attigue e di poter diventare quindi interlocutori, stanno lentamente uscendo dall’anonimato muovendosi liberamente con metodo squadrista, da branco, fatto di intimidazioni, aggressioni verbali, se non addirittura apertamente di violenze.
Ha perfettamente ragione Scotto, quando ieri dopo aver sporto denuncia, commentava l’aggressione subita: “Bisogna smetterla di pensare che sono ragazzate. Sono piccoli squadristi che si fanno forza nella logica del branco. Una cosa di cui preoccuparsi seriamente. Il fascismo è nato così, esattamente all’alba degli anni venti del secolo scorso”.
Immediata la solidarietà e il sostegno ad Arturo Scotto, venuti dal mondo ebraico è dalle Istituzioni.
“Voglio esprimere la mia solidarietà a Arturo Scotto e il mio ringraziamento per non aver taciuto di fronte a un coro infame. Non bisogna cedere ad ogni forma di antisemitismo e razzismo”. Così su twitter la presidente della Comunità ebraicaromana Ruth Dureghello.
“La nostra più sentita vicinanza e solidarietà all’onorevole Arturo Scotto, vittime nelle scorse ore di una barbara aggressione neofascista a Venezia. Il nostro abbraccio va a lui, ai suoi familiari e a chi ha cercato di frapporsi tra lui e gli aggressori venendo a sua volta colpito”. Ad affermarlo in una nota è la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “È un anno, il 2020 – sottolinea -, che inizia all’insegna dell’odio, del razzismo e dell’antisemitismo. Fenomeni sempre più dilaganti e contro i quali è necessario agire con la massima fermezza. A rischio c’è il futuro della nostra società, sempre più esposta a minacce di questo tipo. Le conseguenze rischiano di essere catastrofiche. Non è più possibile esitare. Anche per questo serve una reazione forte da parte di tutte le forze politiche. Servono parole chiare e inequivocabili per definire quanto accaduto”, conclude Di Segni.
“La mia solidarietà ad Arturo Scotto e alla sua famiglia per la violenta aggressione squadrista subita. Un episodio gravissimo e intollerabile. Non c’è posto nella nostra società e nella nostra democrazia per qualunque apologia del fascismo e per qualunque espressione di violenza e antisemitismo. È sull’antifascismo che nasce la nostra Repubblica, ribadiamolo ad alta voce tutti quanti”. Così su Facebook, il presidente della Camera, Roberto Fico.
“E’ accaduto un fatto estremamente grave, anche perché sullo sfondo c’è l’antisemitismo e il revisionismo, contro cui combattiamo da anni in ogni modo e lanciamo costanti allarmi per la sua diffusione fra i giovani anche attraverso il web, e a pochi giorni dal 27 gennaio, quando saremo al Ghetto di Venezia per celebrare il ricordo della tragedia della shoah“: con queste parole, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha commentato l’aggressione subita dal parlamentare Arturo Scotto in piazza San Marco. “Esprimo solidarietà senza se e senza ma a Scotto a alla sua famiglia – ha proseguito Zaia – anche perché non è possibile che in una società civile, desiderosa solo di confronto democratico e civile, si debba assistere a rigurgiti ideologico e a violenze fisiche di questo genere”. “Chi muove le mani – ha concluso il governatore – ha sempre torto”.