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    Vannacci, fino a quando c’è diritto di libertà d’espressione?

    Non cita
    gli ebrei nel suo libro “Il mondo al Contrario” il generale Roberto Vannacci.
    Ma la stoccata arriva in un’intervista a Repubblica in cui parlando di gay,
    risponde di credere all’esistenza di una lobby che guida l’informazione. “Ma
    secondo me sì, nulla viene fatto a caso – dice Vannacci – C’è qualcuno, un
    gruppo di pressione che opera. Comunque, sono per la libertà di espressione e
    anche contrario al fatto che ci siano categorie protette. Dire ‘gay di m.’ o ‘professore di m.’ è grave lo stesso. Perché dovrebbe
    essere diverso? Ho citato anche la legge Mancino, che non condivido, dire
    ‘ebrei di m.’ non è peggiore che dire ‘cristiani di m.’. Ho capito: c’è stata
    la Shoah, va bene, ma questo non configura la religione ebraica come protetta”.

    La
    confusione con cui Vannacci superficialmente parla di Shoah e di religione
    protetta già parla da sé, i nazisti non teorizzavano il credo ma la razza e
    tutto era basato su una presunta superiorità genetica dei cosiddetti ariani.
    L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha inviato una lettera al ministro
    Crosetto e al Capo di Stato Maggiore in cui si esprime preoccupazione su come
    una persona del suo rango istituzionale possa usare lo strumento di
    pubblicazione e prestigio dell’esperienza militare maturata per veicolare
    contenuti e idee che mettono in discussione la libertà dell’individuo. L’UCEI
    nella missiva manifesta anche apprezzamento per aver avviato un procedimento di
    disciplina nei confronti del Generale Vannacci.

    Un libro
    lungo, corredato dalle immancabili slides, 354 pagine sono una sfida
    considerevole in un paese come l’Italia dove non legge nessuno o quasi. Il
    problema è il contenuto e quanto questo possa essere compatibile con la libertà
    d’espressione, come l’ultima esternazione di oggi. “La pallavolista Paola Enogu
    – insiste a Tv play – non solo è bravissima, ma è anche molto intelligente
    perché non si è lamentata. È giustissimo che giochi con l’Italia. Quando vedo
    una persona con la pelle scura non la identifico subito come italiana.
    L’italiano da 8mila anni è identificato con la pelle bianca. Anche se Paola
    Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non
    rappresentano l’italianità”. E nel suo libro racconta di quando, appena
    arrivato a Parigi, “nel 1975, per la prima volta cominciai a venire a contatto
    quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto
    suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metrò, fingevo di perdere
    l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro per capire
    se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura o rugosa della nostra”.

    Vannacci se
    la prende poi con i gay, la vera lobby che discrimina la famiglia tradizionale,
    padre, madre e figli che “ha assicurato la sopravvivenza della specie, squadra
    che vince non si cambia” mentre “il socialismo reale brama di “comunizzare” la
    società e di assegnare alle sole istituzioni statali l’educazione dei giovani
    che devono essere, sin dai primi anni d’età, sottratti alle grinfie familiari
    che ne potrebbero alterare i valori di riferimento”. Insomma, la colpa del
    decremento demografico sarebbe delle donne che devono lavorare, delle
    femministe e della lobby LGBT. “Cari omosessuali, normali non lo siete,
    fatevene una ragione!”, spiega il generale. C’è poi il capitolo migranti che
    dovrebbero essere bloccati ai confini come fanno Grecia, Spagna, Ungheria e
    Polonia. Secondo il generale, “il rispetto del diverso trova già applicazione
    nella maggioranza nelle libere società occidentali, i mussulmani sono liberi di
    professare la loro fede (…) ma questo evidentemente non basta. La dittatura
    delle minoranze ha prevaricato il concetto di democrazia dove la maggioranza
    decide e il resto si adegua. (…) In Italia “vi sono quartieri dove la giustizia
    e il vivere comune sono amministrate da altre entità rispetto a quelle
    statuali, dove bande di extracomunitari occupano interi stabili e li gestiscono
    secondo le regole della prevaricazione e della violenza, dove si vorrebbe
    applicare la Sharia (ammesso che non lo si faccia) oppure le leggi tribali
    africane, dove i minorenni non vengono avviati alle scuole e all’istruzione
    obbligatoria, dove le donne devono essere coperte dietro lo chador e dove è
    loro vietato uscire di casa”.

    La
    democrazia di un paese si misura da come sono rispettate le minoranze e le
    donne. Stupisce che un uomo dello stato di un paese democratico parli ancora di
    differenze di razze e religioni, contravvenendo all’articolo 3 della
    Costituzione e non rispettando dunque la sostanza dell’articolo 21, quello
    sulla libertà d’espressione che dovrebbe garantirla senza offendere gli altri.
    Stupisce perché quando scorgiamo i soldati e le soldatesse proteggerci noi
    vediamo un’altra Italia, non quella immaginata da Roberto Vannacci.

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