Pensavamo di averle viste tutte in Italia e invece ci mancava il minuto di silenzio per la morte di un sanguinario dittatore. Alcune centinaia di manifestanti sono scese in piazza nel giorno della morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Hanno sfilato a Milano con cartelli con l’immagine di Liliana Segre definita “Agente sionista”, ma anche quelle di Guido Crosetto e Riccardo Pacifici. Sembravano tristemente le effigi degli eretici che si bruciavano nei roghi dei marrani durante l’Inquisizione Spagnola.
A Roma 250 persone hanno srotolato il cartello “Fermare subito i bombardamenti in Libano” davanti al Pantheon. Molti i cori contro Israele e il governo italiano, come da copione, poi la sorpresa del minuto di silenzio per Nasrallah, subito mascherato da un attivista “per tutti i civili libanesi che perdono la vita”. E tra le tante bandiere sventolate, non poteva mancare quella di Hezbollah che qualche ex giornalista Rai è riuscita a definire nei giorni scorsi “un movimento che aiutava deboli e disabili”, fingendo di ignorare che i soldi dell’Iran servivano a mantenere le famiglie dei “martiri”. Ma un’altra ex giornalista Rai ieri ha fatto anche di più. Dopo l’annuncio della morte di Nasrallah ha twittato: il figlio dice che è vivo. Mancava la solita frase, scusate il sarcasmo, “e lotta insieme a noi” per non finire nel ridicolo.
Ma purtroppo non finisce qui. Rilanciato l’appuntamento del 5 ottobre a favore di Gaza. I promotori sono intenzionati a fare lo stesso il corteo, con partenza dalla Piramide Cestia, nonostante la questura abbia negato l’autorizzazione. I possibili rischi dell’iniziativa sono stati approfonditi per due volte al Viminale dai vertici di forze di polizia ed intelligence, presente anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. È stato quindi deciso il no. Gli organizzatori, però, non mollano e ricorrono addirittura al Tar.
Corteo, quello del 5 ottobre, rilanciato anche dal palco di Milano in una manifestazione dedicata al leader di Hezbollah ucciso. Tra i partecipanti anche Chef Rubio, già indagato per odio razziale. “Venite il 5 ottobre a Roma perché la manifestazione si farà, non ci importa del divieto della prefettura” ha detto Gabriele Rubini che continua con le sue minacce antisemite dopo aver detto nei mesi scorsi che sarebbe andato a prendere i giornalisti sionisti uno ad uno sotto casa.
Solidarietà è stata espressa dalla Brigata ebraica di Milano, dalla Comunità ebraica di Roma, dal presidente della Camera Lorenzo Fontana – tra gli altri – alle persone finite ‘bersaglio’ nel corteo milanese. “Condanna ferma e decisa per quanto accaduto al corteo pro-Palestina di Milano. “Ci troviamo dinnanzi a pericolose violenze verbali e diffamazioni che non possono essere accettate”, ha scritto il Presidente del Senato Ignazio La Russa.
Resta da chiedersi cosa pensino i manifestanti, perlopiù di sinistra e non quella estrema, del minuto di silenzio per Nasrallah, un dittatore sanguinario, che ha distrutto il multiculturalismo del Libano mettendo in ginocchio il Paese dei Cedri, e che in un suo tweet citava la frase di Benito Mussolini “meglio un giorno da leone che cento da pecora” e che nei suoi video condannava a morte gay e adulteri.