I Carabinieri del Ros hanno proceduto all’arresto di Alice Brignoli, cittadina italiana, indagata per il delitto di associazione con finalità di terrorismo internazionale, localizzata in Siria dal personale del Ros che, recatosi nel territorio di quello stato, è riuscito anche a rintracciare i figli minori della donna e rimpatriare l’intera famiglia in Italia. Le indagini hanno accertato che, nel 2015, Brignoli, insieme al marito Mohamed Koraichi, cittadino italiano di origine marocchina, e ai loro tre figli minori, si erano allontanati dall’Italia per raggiungere i territori occupati dall’autoproclamato ”Stato Islamico”, dove Koraichi ha preso parte alle operazioni militari del Califfato, mentre la moglie ha ricoperto un ruolo attivo nell’istruzione dei figli alla causa del jihad. Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Gip di Milano su richiesta della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura della Repubblica meneghina.
Emblematica la storia di questa donna già soprannominata ‘mamma Isis’.
Dalla provincia di Lecco alla Siria in nome della jihad. La storia della 43enne Alice Brignoli e del marito Mohamed Koraichi e’ simile a quella di tanti altri ‘foreign fighters’ conquistati alla causa integralista. Ma per lei i giornali coniarono subito il soprannome di ‘mamma Isis’, perche’ il saldatore marocchino e la segretaria italiana conosciutisi in una piccola ditta della Brianza portarono con se’ i tre figlioletti, tutti molto piccoli. A denunciare la scomparsa, nel 2015, e’ la madre di lei, Fabienne Schirru, preoccupata soprattutto per la sorte dei tre nipotini, che la figlia gia’ da tempo non le fa vedere perche’ ‘impura’. Alice e Mohamed si sono sposati nel 2008 con rito civile in municipio e lei si converte presto all’Islam: a lungo i due si limitano a pregare in qualche piccola moschea e con il tempo di isolano sempre di piu’, lasciando anche il lavoro, ma la radicalizzazione – come quasi sempre in questi casi – e’ rapida quanto imprevedibile, maturata probabilmente davanti allo schermo di un pc. Nessuno si aspetta che – come ricostruiranno poi gli investigatori – la famiglia si metta in auto, si imbarchi su un traghetto al sud e raggiunga, aiutata chissa’ da chi, la frontiera tra Siria e Turchia. “Ho visto Mohamed pochi giorni prima della sua scomparsa, abbiamo litigato per tutta la sera”, raccontera’ un conoscente all’Espresso : “A Parigi c’era appena stata la strage di Charlie Hebdo e lui difendeva i terroristi”. A lungo di ‘mamma Isis’ e del marito si perdono le tracce, restano solo le foto di lei con il velo nero a incorniciarle il volto e di lui con la barba lunga. Ma con il tempo Daesh comincia a perdere colpi, le sconfitte militari ne attenuano la forza aggregatrice e tanti militanti – sopravvissuti ai combattimenti – progettano il ritorno a casa. A novembre scorso, anche Alice – ora 43 enne – e i suoi tre figli di 11, 9 e 7 anni (per qualcuno quattro, perche’ nel frattempo sarebbe diventata mamma una quarta volta) viene rintracciata in un campo profughi a nord della Siria, gestito dai volontari della Mezzaluna rossa. I cooperanti avvertono la signora Schirru dopo aver raccolto l’appello della figlia: “Per favore aiutatemi, riportatemi a casa, voglio tornare in Italia con i miei bambini”. Del marito sembrano essersi perse le tracce, diverse fonti lo danno morto sotto i bombardamenti, ma il ‘Giornale’ lo rintraccia in una prigione curda dove sono detenuti centinaia di combattenti dell’Isis. “Non sappiamo quale sara’ la nostra sorte”, ammette. “Il futuro e’ buio”, dice.