A 20 anni dalla scomparsa di Gino Bartali, atleta italiano e giusto tra le nazioni, è stata svelata una targa in suo onore presso la sede ufficiale del CONI di Roma, per commemorare, oltre il grande sportivo qual era, le sue eroiche gesta nei confronti degli ebrei durante le persecuzioni della seconda guerra mondiale. L’evento si è tenuto alla presenza dei vertici della Comunità Ebraica di Roma; del Rabbino Capo, Rav Riccardo Di Segni; della presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello; della Presidente UCEI, Noemi Di Segni; delle rappresentanze del CONI e del suo presidente, Giovanni Malagó, e della famiglia Bartali.
“Mio nonno non ha mai voluto ostentare ciò che ha fatto. Credo che da lassù, oggi, si senta fiero ed orgoglioso di aver lasciato un esempio, non solo alla nostra famiglia, ma a tutto il mondo” ha dichiarato la nipote di Bartali, Gioia, che ha poi continuato: “Ormai lui è diventato un messaggio, un messaggio di tolleranza, di aiuto e di bene. È come se avesse piantato dei piccoli semi di pace. Dopo venti anni è ancora un’emozione fortissima pensarlo e ricordarlo, e per me è sempre stato un privilegio averlo potuto conoscere”.
Dopo lo scoprimento della targa, molti sono stati gli interventi per sottolinearne l’importanza, tra cui quello della presidente CER, Ruth Dureghello, che, oltre ad aver reso omaggio al ricordo del grande Gino, ha esteso il pensiero a tutti quegli atleti ebrei radiati dalle federazioni atletiche durante la guerra, sottolineando l’importanza dello sport in un periodo come quello contemporaneo.
“Chi salva una vita salva il mondo intero”, e Gino Bartali, il Gino Nazionale, continuerà ad essere non solo il simbolo dello sport, ma anche di quei principi di fratellanza, di unione e tolleranza che ha portato in giro con la sua bicicletta con tanta determinazione ed umiltà.