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    SANITA’: LA STORIA DEL MORBO K, MISTERIOSA MALATTIA CHE SALVO’ DECINE DI EBREI

    Una misteriosa, pericolosa malattia, del tutto inventata, che permise di salvare decine di ebrei dalla deportazione. Si è già parlato del contributo che l’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina di Roma diede nel salvare dalle persecuzioni naziste decine di ebrei, grazie alla falsa diagnosi del Morbo K. Meno si sa del ruolo fondamentale che ebbero i religiosi dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli, ‘proprietari’ dell’ospedale, e dell’allora responsabile della Comunità religiosa all’Isola, Fra Maurizio Bialek, nel dare luogo a gesti come quelli del primario Giovanni Borromeo e del suo allievo, Adriano Ossicini, che con questa diagnosi fittizia di malattia estremamente pericolosa riuscirono a tenere lontane le forze tedesche dal reparto di isolamento del nosocomio. Il Fatebenefratelli in quegli anni sposava fortemente il pensiero antifascista: Fra Bialek aveva installato negli scantinati dell’ospedale una ricetrasmittente clandestina, in continuo contatto con i partigiani laziali; nei reparti lavoravano uomini come Borromeo e lo psichiatra Ossicini, ex-senatore e professore universitario recentemente scomparso, che partecipavano attivamente alla Resistenza. E sempre con l’avallo dei religiosi nell’ospedale si era rifugiato e lavorava, non ufficialmente ma stipendiato, un medico ebreo: Vittorio Sacerdoti. Proprio per dare risalto al contributo dei religiosi ospedalieri in difesa degli ebrei romani negli anni dell’ultima resistenza (1943-1944) e fare memoria di quanto accaduto in quel periodo, la Comunità dei Fatebenefratelli all’Isola Tiberina promuove un Convegno, mercoledì 20 novembre alle 15.30, nella Sala Assunta. Aprirà l’incontro, il Priore dell’Ospedale Fra Angel López. 

    Il Fatebenefratelli in quegli anni sposava fortemente il pensiero antifascista: Fra Bialek aveva installato negli scantinati dell’ospedale una ricetrasmittente clandestina, in continuo contatto con i partigiani laziali; nei reparti lavoravano uomini come Borromeo e lo psichiatra Ossicini, ex-senatore e professore universitario recentemente scomparso, che partecipavano attivamente alla Resistenza. E sempre con l’avallo dei religiosi nell’ospedale si era rifugiato e lavorava, non ufficialmente ma stipendiato, un medico ebreo: Vittorio Sacerdoti. Proprio per dare risalto al contributo dei religiosi ospedalieri in difesa degli ebrei romani negli anni dell’ultima resistenza (1943-1944) e fare memoria di quanto accaduto in quel periodo, la Comunità dei Fatebenefratelli all’Isola Tiberina promuove un Convegno, mercoledì 20 novembre alle 15.30, nella Sala Assunta. Aprirà l’incontro, il Priore dell’Ospedale Fra Angel López. (Mal/AdnKronos) 

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