Le numerose espressioni di cordoglio che compaiono in queste ore nei social, per l’improvvisa scomparsa di Rav Elia Richetti, non sono, come si può vedere, frasi formali; sono piuttosto la dimostrazione del sincero e diffuso dispiacere per la perdita di un Maestro che si è distinto per il suo stile particolare con cui è sempre stato vicino alle persone. Elia Richetti fin da piccolo subì il fascino dell’impegno rabbinico, sotto l’influenza della figura del nonno, Rav Friedenthal, che era rabbino capo di Milano, e si dedicò con entusiasmo al rabbinato nelle sue varie forme, dalla milà alla shechità, alla soferùt, e soprattutto alla chazanùt. Ricordo molti anni in campeggio il nostro famoso toqèa maestro Di Castro, geloso cultore delle tradizioni chazanùt romane e non ammetteva deviazioni, che si dovette arrendere con ammirazione davanti alla memoria poderosa di Rav Richetti, che a suo dire conosceva tutti i riti italiani (e in Italia non ce ne sono pochi). Rav Richetti è stato rabbino capo a Trieste e Venezia, collaboratore nel Beth Din di Rav Laras, segretario e poi presidente dell’Assemblea Rabbinica, a più riprese membro della Consulta Rabbinica. Negli ultimi anni è stato vigile nei social intervenendo spesso con i suoi pareri e insegnamenti. Ma soprattutto è stato il suo modo di gestire la sua funzione rabbinica che ha lasciato segno e compianto; sempre disponibile e cortese con le persone, a loro fianco in momenti di necessità, ha rappresentato una presenza amorevole, discreta, attenta, mai sopra le righe. Lo ricordiamo con affetto e con grande dispiacere, stringendoci alla famiglia.