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    RAI STORIA: OMAGGIO A PIERO TERRACINA CON DOCUMENTARIO ‘PER IGNOTA DESTINAZIONE’

    Per rendere omaggio a Piero Terracina, uno degli ultimi sopravvissuti della comunità ebraica romana alla tragedia della Shoah, scomparso l’8 dicembre scorso, Rai Cultura propone il documentario di Piero Farina ‘Per ignota destinazione’, in onda domani alle 15.10 e alle 00.30 su Rai Storia, oltre che questa sera alle 22.40. Nella tarda primavera del 1995, per la prima volta, Piero Terracina aveva ripercorso – insieme al regista Piero Farina, alla collaboratrice Christina Clausen, al direttore della fotografia Danilo Marabotto e al fonico Filippo Candeliere – il tragitto ferroviario compiuto cinquantun anni prima per raggiungere il campo di sterminio di Auschwitz. “Questo – ricordava – era l’ingresso all’inferno. Eravamo arrivati la notte del 22 maggio. Il treno aveva sostato tutta la notte e la mattina successiva, poi entrò qui nel campo, su questi binari. Giunsi qui con tutti i familiari, ma avevamo viaggiato in carri diversi. Io ero con mio padre e mio nonno. Il treno si fermò. Vedevamo un gran movimento attraverso le feritoie del carro bestiame. Si schierarono le SS. Davanti ai carri si vedevano uomini, prigionieri con la divisa a righe”.

    Il doc, realizzato per Rai3, narra la storia della famiglia Terracina composta da due genitori, due fratelli, una sorella, il nonno e lo zio: la sera del 7 aprile del 1944 i Terracina stanno celebrando la Pasqua ebraica nella propria abitazione, a Roma, nel quartiere di Monteverde Vecchio. Suonano alla porta. Sono tre militari tedeschi delle SS che con la minaccia delle armi impongono all’intera famiglia di seguirli. I Terracina, come altri mille ebrei del ghetto romano, sono deportati in Germania dove li attende morte sicura nelle camere a gas. L’unico della famiglia a salvarsi è Piero, uno dei tre fratelli. “Non ho mai avuto il conforto di poter pregare, piangere, portare un fiore sulla tomba dei miei cari – diceva Piero Terracina di fronte ai ruderi delle camere a gas dove aveva perduto l’intera famiglia – dopo più di cinquanta anni ho trovato la forza di venire qui, dove sono morti tutti i miei cari, dove sono stati trucidati. In questi momenti ho parlato a mio padre, ho parlato a mia madre. Ho detto: vedi mamma, vedi papà ce l’ho fatta, sono tornato, da uomo libero”.  (AR/AdnKronos)

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