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    Parashà di Pinehas. Le caratteristiche del leader

    Dopo il racconto delle figlie di Tzelofchàd che chiesero di poter ereditare la terra che sarebbe spettata al padre in Eretz Israel (Bemidbàr, 27:1-11), l’Eterno disse a Moshè: “Sali su questo monte ‘Avarìm e guarda la terra che ho dato ai figli d’Israele. Dopo averla vista ti ricongiungerai ai tuoi avi come si è ricongiunto tuo fratello Aharòn“ (Bemidbàr, 27:12-13 ). Moshè, sentendo che la sua ora è arrivata, chiede che l’Eterno indichi la persona che prenderà la sua posizione alla guida del popolo dicendo: “Che l’Onnipotente, Dio di tutte le anime viventi nomini un uomo che guidi la comunità” (ibid., 16).  

    Rashì  (Troyes, 1040-1105) cita il Midràsh Tanchumà dove è scritto: “Quando Mosè sentì che l’Onnipresente disse di dare l’eredita di Tzelofchàd alle sue figlie, pensò: «È giunta l’ora di chiedere che i miei figli ereditino la mia posizione». Il Santo Benedetto gli rispose: «Questi non sono i miei intenti; Yehoshùa è meritevole di ricevere la ricompensa del suo servizio, per non essersi mai allontanato dalla tua tenda». E cosi disse [il re] Shelomò: «Chi si cura del fico meriterà di mangiarne i frutti» (Mishlè, 27:18)”.

    Nel Midràsh Yalkùt Shim’onì vi è qualche dettaglio in più. Moshè  riteneva che i suoi figli dovessero ereditare la sua posizione e lo chiese all’Eterno. Ma l’Eterno gli disse: “Non è così  come chiedi; sai bene che Yehoshùa ti ha servito fedelmente e ti ha onorato. Era il primo a venire nella tua Bet Midràsh (casa di studio) per sistemare le panche e i tappeti [per i tuoi discepoli] ed era l’ultimo ad uscire. Lui prenderà il tuo posto come è detto: «Chi si cura del fico meriterà di mangiarne i frutti»”.

    R. Avigdor Burstein (Gerusalemme, 1947-) in una sua derashà chiese per quale motivo il fatto che Yehoshùa si fosse occupato della casa di studio lo avesse reso degno di ereditare la posizione di Moshè. Sono questi i requisiti di un leader? Da questo dialogo tra l’Eterno e Moshè si rivela quali siano le caratteristiche del leader ideale. Il posto di Yehoshùa nel Bet Midràsh di Moshè era assicurato. Ma per Yehoshùa se un altro discepolo non aveva un posto da dove poter sentire la lezione, era come se non ci fosse posto neppure per lui. Se mancava qualcosa a un altro israelita, mancava anche a lui.

    Questo è il leader ideale. Questa è anche la caratteristica dei grandi personaggi del nostro popolo. Nel trattato Cholìn (7a) del Talmud babilonese è raccontato che R. Pinechàs figlio di Yaìr, mentre andava  per fare la grande mitzvà di riscattare dei prigionieri, arrivò al fiume Ghinnai. Disse al fiume: dividi le acque per me e lasciami passare […]. Il fiume si divise e lo lasciò passare. Con lui vi era un altro uomo che portava grano per fare le matzòt per Pèsach e R. Phinehàs chiese di nuovo al fiume di lasciarlo passare perché faceva una mitzvà. E il fiume lo fece passare. E c’era anche un mercante arabo che si era aggregato a loro nel viaggio e R Pinechàs chiese al fiume di lasciarlo passare affinché non dica: “È cosi che vengono trattati i compagni di viaggio?”. E così il fiume fece passare anche lui.

    Nel passo talmudico citato, R. Pinechàs che divide miracolosamente il fiume è paragonato a Moshè che divise il Mar Rosso. E quando si rende conto che due compagni di viaggio sono ancora dall’altra parte del fiume, fa fare un altro miracolo per farli passare. E questo non solo per un ebreo che va a fare la mitzvà di fare le matzòt, ma anche per un mercante arabo che lo accompagnava. Per R. Pinechàs se non passano i compagni di viaggio il suo passaggio miracoloso non vale nulla. Solo se passano i compagni R.  Pinechàs sa che il suo passaggio è completo.  

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