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    Parashà di Chayè Sarà. Una donna di valore è una fortuna

    La parashà di Chayè Sarà offre un ottimo argomento per chi vuole fare una derashà in onore di due sposi. Descrive il viaggio di Eli’ezer, servo di Avrahàm, a Charàn per prendere una moglie per il figlio Yitzchàk dalla famiglia di Avrahàm. Eli’ezer con l’aiuto del cielo incontrò subito Rivkà al pozzo.  

    Il Nachmanide (Girona, 1194-1270,  Acco) nel suo commento alla Torà,  menziona che tutto quello che avvenne ai patriarchi è un segno di quello che avverrà con noi, i loro discendenti. Forse possiamo anche dire che nella ricerca di una moglie vi sono tre modi, come per i patriarchi.

    Avrahàm sposò Sarà che era sua nipote e abitava nella stessa città. Yitzchàk non dovette viaggiare lontano perché la moglie Rivkà venne da Charàn a Beersheva. Ya’akòv invece dovette partire da Beersheva ed andare a piedi fino a Charàn per sposare Rachèl. Anche da noi c’è chi trova la moglie in Italia, chi sposa una ragazza che viene in Italia dall’estero e chi invece deve andare oltremare per trovarla.

    La parashà di Chayè Sarà inizia con il racconto di Avrahàm che dovette contrattare con i Chittiti per acquistare la grotta di Makhpellà per seppellire Sarà e fare del luogo il sepolcro di famiglia. La parashà ci racconta che Avrahàm fece anche un discorso funebre per Sarà. Non abbiamo però una fonte che menzioni quali siano state le parole di Avrahàm.

    R. Shimshòn Nachmani (Modena, 1707-1779, Reggio Emilia), nel suo commento Zera’ Shimshòn alla Torà, cita il Midràsh Yalkùt Shim’onì al libro dei Mishlè (Proverbi). Alla fine del libro di Mishlè vi è il passo che inizia con le parole “Eshèt Chàil mi imtzà” (chi può trovare una donna di valore?) (Proverbi, 31:10). Il passo termina con le parole “Una donna che ha timore dell’Eterno verrà lodata” (ibid., 31:30).

    R. Nachmani dice che una donna di valore è una corona per il marito. E Avrahàm fu incoronato da Sarà perché Sarà era dotata di uno spirito profetico superiore al suo. Egli chiede quale sia il significato della domanda “Chi può trovare una donna di valore?” Se ne esiste una qualcuno la troverà. E non se ve ne è nessuna al mondo non sarà  possibile trovarla.  

    Egli cita il Talmud babilonese in Yevamòt  (63b) dove è detto che in Eretz Israel era uso chiedere allo sposo se aveva trovato una buona moglie, in riferimento al versetto “Chi ha trovato una moglie ha trovato il bene” (Proverbi, 18:22).

    R. Shemuel Eidels ( Polonia, 1555-1631, Ucraina) detto Maharsha dalla sua iniziali, nel suo commento alle aggadòt (racconti) del Talmud spiega che la domanda era: hai trovato una buona moglie che ti fa felice cosi come si è felici quando si trova una “metzià”, come un tesoro per la strada? 

    R. Yoshiyàhu Pinto (Damasco, 1565-1648), nel suo commento ai racconti del Talmud raccolti nell’opera Ein Ya’akòv, osserva che chiedere allo sposo subito dopo la chuppà se ha trovato una buona moglie non ha senso. Per saperlo ci si rende conto solo dopo che si è sposati per un po’ di tempo.

    R. Nachmani afferma che questo problema non lo disturba affatto. La domanda veniva fatta quando avveniva il fidanzamento. E quando veniva chiesto se aveva trovato una buona moglie ci si riferiva all’affermazione dei maestri che dicono “Quaranta giorni prima della creazione del feto un eco annuncia che la figlia di una certa persona è destinata a una certa persona” (T.B., Sotà, 2a). E se la sposa è stata trovata velocemente significa che era destinata allo sposo già dal momento della concezione e questa è veramente una fortuna.  

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