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    Ohad Naharin e la Batsheva Dance Company tornano a Torinodanza con Momo

    L’edizione 2023 di Torinodanza, rassegna diretta da Anna Cremonini e realizzata dal Teatro Stabile di Torino, porterà nel capoluogo piemontese, dal 14 settembre al 25 ottobre, i maggiori coreografi contemporanei e le più interessanti novità italiane ed internazionali, tra cui l’israeliano Ohad Naharin e la Batsheva Dance Company. Il cartellone proporrà 33 rappresentazioni, in 3 diversi luoghi di spettacolo, di cui 4 prime nazionali, 15 compagnie con artisti provenienti da 8 diversi paesi.

    “Torinodanza – ha detto Anna Cremonini – vuole fotografare la realtà, le idee e i tumulti che agitano i nostri tempi inquieti. Leggendo tra le righe del programma si possono cogliere diverse linee di indagine che vogliono restituire una visione d’insieme dello stato dell’arte della danza contemporanea. Da anni mi impegno a esprimere, attraverso il Festival, la visione degli artisti sul nostro presente, nella ferma convinzione che la forza espressiva del corpo riesca a comunicare una visione del mondo, sappia intercettare interrogativi e necessità che ci uniscano in un respiro comune, immersi nella fantasia del teatro”.

    L’inaugurazione dell’edizione 2023 sarà affidata alla Sydney Dance Company, diretta dal coreografo spagnolo Rafael Bonachela. La compagnia, che arriva per la prima volta a Torino e torna dopo molti anni in Italia, presenta in prima nazionale ab [intra], un intenso viaggio nell’esistenza umana che muove dalla tenerezza al turbamento, un’esplorazione dei nostri istinti primordiali, dei nostri impulsi e delle nostre risposte viscerali.

    Compagnia di ballo di indiscusso prestigio è Batsheva Dance Company diretta da Ohad Naharin, che arriva con la nuova produzione dal titolo Momo, uno spettacolo denso di delicata tenerezza in cui si esaltano le personalità degli straordinari danzatori che la compongono. Il tema dello spaesamento è al centro dell’opera: due diversi nuclei di danzatori si incrociano, si sfiorano, agiscono, quasi estranei, abitando il palcoscenico, metafora di un mondo sempre più lacerato da separazioni e solitudini. Con una colonna sonora per lo più tratta dall’album Landfall della leggendaria Laurie Anderson e del Kronos Quartet, sul palco si dispiega una passione condivisa di profondo dolore e bellezza. La rinuncia diventa ricerca appassionata di una crepa, e le lacune nel codice del movimento si rivelano materiale libero, giocoso ed emotivo. In occasione della presenza di Batsheva Dance Company, verranno proiettati in collaborazione con il Museo del Cinema due film realizzati da Ohad Naharin che ha ripreso, con taglio cinematografico, i suoi spettacoli di repertorio Yag e Hora.

    (Ohad Amit, credit Getty Images)

    Un’altra presenza inedita è il Ballet du Grand Théâtre de Genève, dallo scorso anno diretto da Sidi Larbi Cherkaoui, che porterà Ukiyo-e, parola giapponese che significa mondi fluttuanti e che guarda al carattere evanescente della vita. Cherkaoui, in questo ultimo suo pezzo, cerca una risposta alla solitudine imposta dal periodo pandemico, costruendo sul palcoscenico una comunità ritrovata nell’armonia. Le storie e le vocazioni di Cherkaoui si sono spesso intrecciate con quelle di Akram Khan, due artisti che da sempre hanno fatto della multiculturalità e dell’inclusione un terreno di ricerca comune. Akram Khan riscrive Il libro della giungla di Rudyard Kipling, capolavoro della letteratura inglese. In Jungle Book Reimagined il coreografo di origini bengalesi esplora i temi centrali dell’opera – la comunanza tra le specie, l’interdipendenza tra uomini e natura, il bisogno di appartenenza – offrendo un’ulteriore riflessione sulle tematiche della comunione dei popoli, del rapporto uomo-natura, dell’esaltazione di una cultura condivisa. 

    Uno spazio importante è infine dedicato alle compagnie italiane, con l’intento di supportare un processo di crescita che consenta ai nostri artisti di distinguersi nel panorama internazionale grazie a un contributo coproduttivo e alla creazione di un sistema di reti.

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