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    La scomparsa di rav Joseph Pacifici, il decano dei rabbini italiani

    La settimana scorsa, il 9 novembre, si è spento in Israele all’età di 93 anni rav Joseph Pacifici, il decano dei rabbini nati in Italia.

     

    Suo padre, Alfonso Pacifici, fu uno dei più grandi pensatori ebrei italiani del Novecento, cresciuto nella Firenze ebraica di inizio secolo e formatosi al Collegio Rabbinico Italiano diretto da rav Margulies. A. Pacifici divenne presto la guida della rinascita culturale dell’ebraismo e fu attivo nel giornalismo ebraico fondando e dirigendo, insieme a Dante Lattes, il giornale Israel e La Rassegna Mensile d’Israel. Nella serie di libri Israel Segullà A. Pacifici espose una concezione di ebraismo che pone la Torà e le mitzvot al centro del programma culturale. Questo progetto, lanciato prima della Grande Guerra, nelle aspirazioni di Pacifici avrebbe portato alla comprensione del significato dell’essere ebreo e del popolo ebraico.

     

    Alfonso Pacifici, per il suo background familiare tipico dell’Italia di fine Ottocento, non aveva però ricevuto da giovane la formazione ebraica di base necessaria per il risveglio culturale e spirituale auspicato nel suo programma. Se Alfonso non riuscì a divenire un talmìd chakhàm come avrebbe voluto, suo figlio Joseph, nato a Firenze il 15 novembre 1928, ebbe invece questo merito.

     

    Nel 1934 la famiglia Pacifici fece l’aliyà, insediandosi dapprima a Tel Aviv. Ma in questa “fantastica, inverosimile, incomprensibile città”, come lui stesso scrisse, A. Pacifici si trovava a disagio. Dopo pochi mesi si trasferì con la famiglia a Gerusalemme ‘ir ha-qodesh, e qui finalmente fu possibile realizzare l’aspirazione di una vita “integrale”, fatta di studio della Torà e di osservanza delle mitzvot (da non confondersi con “integralista”, che è tutt’altro concetto). Fra i vari ruoli che Alfonso ricoprì a Gerusalemme, vi fu anche quello di fondatore del liceo femminile Margalioth. E così le figlie di Pacifici poterono ricevere un’adeguata educazione ebraica.

     

    Il giovane Joseph, dal canto suo, fu indirizzato agli studi in yeshivà. Conseguì la semikhà (laurea rabbinica) a Londra dal rabbino Shemuel Yosef Rabinov nel 1949-1950. Rav Joseph insegnò al Collegio Rabbinico di Torino nel 1952 e successivamente fu nominato rabbino capo di Gibilterra, dove servì in quella carica dal 1956 al 1969, trasformando la comunità e facendone un centro di studi di Torà. Fino a suoi ultimi anni di vita, la comunità si rivolgeva a lui per consigli. Dopo il ritorno in Israele, rav Pacifici si è occupato, per conto del Ministero dell’Istruzione, della supervisione della didattica nelle scuole ebraiche sia in Israele che in Europa.

     

    Rav Pacifici è stato un talmìd chakhàm con vaste e profonde conoscenze di halakhà e di rara saggezza. Dal 1993 fino ad oggi rav Pacifici ha collaborato alla rivista Segulat Israel, che prende il nome dal progetto paterno “Israel Segullà”. La rivista, biennale, è arrivata al 14° numero ed è dedicata principalmente a problemi di halakhà con particolare predilezione per il contributo dei rabbini italiani nel corso dei secoli. Rav Pacifici ha corretto e revisionato meticolosamente e con estrema competenza decine e decine di articoli, offrendo sempre preziosi consigli agli autori. Anche l’ultimo numero, in corso di stampa, è stato da lui rivisto nei mesi scorsi.

     

    Un altro progetto culturale ebraico-italiano a cui rav Joseph ha collaborato con impegno e passione è la nuova edizione della Mishnà in italiano curata dall’Assemblea dei Rabbini d’Italia, di cui sono stati finora pubblicati 18 trattati. Le sue note fitte fitte, scritte con una grafia ebraica piccola ma nitida e leggibilissima, erano un tesoro di commenti, spiegazioni, correzioni.

     

    Rav Pacifici, pur vivendo in Israele, si è sempre interessato delle istituzioni culturali dell’ebraismo italiano. Nella lettera di berakhà al primo numero di Segulat Israel scriveva: “Non c’è dubbio che una mitzvà ne porta un’altra e la rivista di Torà che avete in programma certamente aprirà una finestra ad altre attività. A me sembra che in Italia si debba cercare di creare un Colel di giovani studiosi che possa fungere da centro per lo studio della Torà e offra la possibilità a costoro di dare lezioni di Torà agli anziani e alla gioventù”.

     

    Se oggi in diverse città d’Italia ci sono colelim, è anche grazie alla visione lungimirante di rav Pacifici.

     

    Che il suo ricordo sia di benedizione

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