Il Centro Bibliografico UCEI ha avuto l’onore di raccontare le origini della musica ebraica ed analizzarne le peculiarità attraverso l’evento “La musica mediterranea incontra la tradizione ebraica”. Gisèle Levy ha moderato l’incontro e spiegato la storia di questo genere musicale, mentre il musicista Gabriele Coen, oltre a fornire interessanti approfondimenti in merito all’argomento, ha esposto una playlist di canzoni e musiche di artisti contemporanei e si è esibito attraverso sofisticati strumenti a fiato per riportare in vita musiche ebraiche molto antiche.
La musica ebraica ha sempre accompagnato il popolo ebraico e, come esso, è stata influenzata dai suoi continui spostamenti causati della diaspora, consentendogli di influenzare le civiltà del mondo e d’essere influenzata da esse. Una delle più antiche musiche ebraiche è quella Sefardita, di origini spagnole (dall’ebraico “Sfarad”, “Spagna”), che affonda le proprie origini nel medioevo. Nel 1492, con la cacciata degli ebrei dalla Spagna per ordine di Isabella di Castiglia, gli ebrei furono costretti a spostarsi, di nuovo, prima in Portogallo e poi in Grecia, Italia e nei Balcani. Ancora, la musica ebraica subì continui mutamenti e variazioni. In passato le musiche erano ottenute per mezzo di strumenti come il Kanun, strumento a 78 corde che veniva poggiato sulle gambe e suonato con le dita o con un antico prototipo del plettro della chitarra; il Pandero, simile all’attuale tamburo, che poteva essere suonato con le percussioni delle mani o al quale si potevano legare due palline per mezzo di un filo e agitarlo lateralmente per permettere che le palline ci battessero; ed in fine il Rebab, di origini arabe, analogo al violino di oggi. Mor Karbasi, Gloria Levy, Miriam Meghangi sono solo alcune delle attuali musiciste che, nelle loro composizioni, riprendono quelle antiche musiche ebraiche mescolate a melodie francesi, greche de arabe. Durante l’evento, tra le varie riproduzioni, Gabriele Coen ha riportato in vita un canto tipico della cultura ebraica che viene intonato durante la festività di Hanukkà, “Ma O Tzur”, un’opera la cui struttura è stata ricostruita circa centocinquant’anni fa.
Tradizioni, culture che si intrecciano: la musica contiene tutto questo ed è la prova inconfutabile che lo scambio di culture ed idee non è un nemico da combattere, bensì un privilegio. La musica abbate le barriere della paura e del pregiudizio, chiede di porsi in panni altrui e di udire voci e melodie estranee, è quel ponte che sovrasta la diversità e che unisce le persone facendole entrare in sintonia.