Ha lasciato il segno l’intervista pubblicata nell’edizione online di Israel Hayom, quotidiano israeliano, del leader della Lega Matteo Salvini che commentava l’aumento dell’antisemitismo in Italia, dicendo: “La presenza massiccia in Europa di migranti provenienti da paesi musulmani, compresi molti fanatici che ottengono totale sostegno da alcuni intellettuali porta alla diffusione dell’antisemitismo, anche in Italia”. Secondo il leader del Carroccio si tratterebbe di un fenomeno “collegato al fatto che alcuni, tra accademici e media, si siano mobilitati contro Israele e alimentino odio nei confronti di Israele per giustificare l’antisemitismo”.
A protestare contro l’accusa di alimentare l’antisemitismo sono state subito praticamente tutte le comunità musulmane italiane. Foad Aodi, fondatore della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-Mai), lo ha invitato a “essere più responsabile e rispettoso”. L’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) ha espresso “sconcerto” e ha denunciato le “discriminazioni” perpetrate ai danni dei musulmani, “sia a livello di privazione di diritti che a livello di parità di trattamento in ambiti lavorativi”. “Basti ricordare le donne musulmane che indossano il hijab, il velo non integrale, che troppo spesso si trovano rifiutate proprio per questa loro libera scelta nei posti di lavoro”, si legge nel commento diffuso ieri in cui, invocando “il diritto al culto garantito dalla nostra Costituzione”, si chiede l’apertura di “centri di culto dignitosi” per gli islamici.
Critiche sono poi giunte da diversi imam. Per Sami Sale, imam della moschea della Magliana, nella Capitale, Salvini ha voluto solo “creare divisioni”. L’imam di Firenze Elzir Izzeddin, lo ha accusato di usare “il discorso dell’odio per ottenere consenso elettorale” e lo ha invitato a partecipare agli “incontri di dialogo interreligioso”, organizzati dall’Ucoii, per “comprendere meglio la nostra realtà”. Per Kheit Abdelhafid, imam della moschea di Catania, presidente della Comunità islamica in Sicilia nonchè vice presidente dell’Ucoi i leghisti “sono ‘fomentatori d’odio per un voto in più’, con un cavallo di battaglia: cercare e creare il nemico”.