Alcuni luoghi riescono a diventare simboli per le proprie Comunità, scrigni che custodiscono ricordi, raccontando la propria storia di generazione in generazione. Tra questi il Tempio Piccolo di Torino, una piccola sinagoga situata nei sotterranei del Tempio Maggiore della città, che celebra domenica il suo cinquantenario. Un luogo di ritrovo per la Comunità piemontese in cui onorare le festività e ritrovarsi per le funzioni quotidiane. In occasione dei cinquant’anni dall’inaugurazione del “Tempio Piccolo” di Torino, domenica 20 febbraio presso il centro sociale della Comunità Ebraica, si terrà un pomeriggio di studio dal titolo “Un santuario in miniatura” per celebrare la storia di questa piccola e affascinante sinagoga, simbolo storico della compresenza delle Comunità ebraiche piemontesi. “Questo evento nasce, con un po’ di ritardo, per celebrare i cinquant’anni del restauro dei locali sotterranei del Tempio Maggiore. In particolare, ciò che rappresenta un vero orgoglio estetico per la Comunità ovvero il tempio piccolo – ci racconta Baruch Lampronti della commissione Beni Culturali della Comunità Ebraica di Torino – alla fine degli anni ’60 la Comunità pone mano ad una riorganizzazione dei locali, decidendo dunque di collocare all’interno di un unico polo comunitario il centro sociale, luogo di ritrovo per gli eventi e per la celebrazione delle festività, e il Tempio Piccolo, una sinagoga più raccolta e intima rispetto alla sinagoga maggiore, che nasceva inizialmente dalla necessità di osservare le funzioni quotidiane. Progettato con il massimo dell’attenzione, rappresenta un’esperienza di architettura sinagogale contemporanea decisamente riuscita. Non si tratta solo di un disegno di uno spazio ex- novo, ma di un progetto che gira attorno ad arredi di grandissimo valore, provenienti dalla sinagoga di Chieri”
Il Piemonte ebraico è caratterizzato da una storia lunga e interessante, ma non solo, rappresenta un unicum per la sua storia territoriale in Italia; in quanto la presenza ebraica sebbene non sia mai stata particolarmente numerosa, ha tuttavia sempre visto l’esistenza di molte piccole Comunità Ebraiche distribuite sulla zona piemontese. “Alcune di queste piccole comunità, all’indomani dell’emancipazione, a causa dell’inurbamento e per le nuove opportunità offerte dall’Italia di inizio secolo, tenderanno a perdere il legame fisico con le realtà più piccole del Piemonte, trasferendosi prevalentemente a Torino o Milano. In alcuni casi queste comunità lasceranno le sinagoghe, in altri casi si sceglierà invece di smantellarle – dice Lampronti – a ridosso degli anni ’30 e ’60 queste sinagoghe vengono “smontate” e si decide di ricollocare gli arrendi in località nel quale le comunità possano dare loro nuova vita. In questo panorama arriveranno gli arredi sinagogali di Chieri, non solo perché a Chieri non servivano fisicamente più, ma perché essendo gli anni post-bellici, il Rabbino Capo dell’epoca, Dario Disegni (1878- 1967), si adopererà per ricostruire la sinagoga e i locali comunitari con gli arredi delle piccole comunità. Proprio in questo clima viene costruito e inaugurato il tempio “piccolo”.
Situata all’interno dell’imponente edificio comunitario di Torino che ospita il Tempio Maggiore, la casa di riposo, gli uffici comunitari, il centro sociale, la biblioteca, e delle teche espositive che mostrano il patrimonio storico- artistico delle Comunità piemontesi, il Tempio Piccolo rappresenta un gioiello capace di raccontare secoli di storia delle comunità israelitiche locali. Facenti capo a Torino, comunità come Casale, Vercelli, Carmagnola, Alessandria, Chieri e molte altre furono dislocate fisicamente ma unite internamente tra loro in maniera coesa.
Una Comunità piccola quella di Torino, ma continuamente in prima linea per onorare l’impegno di poter far conoscere al mondo esterno l’attraente storia comunitaria che lega le realtà ebraiche piemontesi. Raccontare e raccontarsi sempre con entusiasmo e orgoglio è ciò che sta a cuore agli ebrei torinesi, attraverso iniziative e incontri. All’interno dell’edificio comunitario è infatti presente una galleria di teche espositive, curate dallo stesso Lampronti, che contengono gli arredi e gli oggetti liturgici appartenuti al mosaico comunitario del Piemonte ebraico. “Per la comunità è importante che gli oggetti siano organizzati secondo un racconto. I pezzi esposti sono stati scelti proprio per narrare una storia e non solo secondo la qualità artistica che li caratterizza. Un patrimonio diffuso per tutto il Piemonte si rivela ai visitatori, attraverso le teche, e racconta le feste e le tradizioni e le storie dell’ebraismo alle scuole, ai visitatori locali e anche ai turisti stranieri” conclude Lampronti.