Nove vite sono al centro di questo libro che parla di follia e di alcune sue manifestazioni. I personaggi, pur essendo uno diverso dall’altro, mostrano un punto di convergenza: una legame più o meno stretto con l’ebraicità e con la follia. Questi due fattori si aggiungono in alcuni a una cospicua dose di odio verso di sé e verso il popolo cui appartengono, in altri a diverse forme di nevrosi e di eccentricità. Conosciamo tutti Woody Allen, e non solo per i film di cui è stato regista e attore. In tutta la sua produzione si dà ampio spazio al tema della nevrosi, al legame tra questa e l’appartenenza ebraica, alla sessualità, agli atteggiamenti tipici di chi è nato e cresciuto in un ambiente ristretto. Woody Allen è conosciuto anche per la propria burrascosa vicenda sentimentale che lo ha visto legato a diverse donne tra cui la figlia adottiva Soon-Yi. E come lui molti altri ebrei famosi hanno avuto problemi con la legge a causa di una sessualità mal manifestata, come Weinstein la cui faccia ha riempito per mesi le pagine di tabloid e giornali. Che l’ebreo sia folle, affetto da malattia mentale, sessualmente disinibito e talvolta odiatore di sé è un mantra ricorso più volte nei secoli. Nato come credenza nel Medioevo, si è ammantato di peudoscientificità in epoca moderna, e continua a persistere nella contemporaneità. Con questo romanzo Jacques Fux, matematico con la passione per la letteratura, ripercorre attraverso alcuni personaggi – come Sarah Kofman studiosa di Nietzsche e Freud lacerata dal dramma della Shoah, Otto Weininger – ebreo omosessuale morto suicida amante della musica di Richard Wagner-, Bobby Fisher – scacchista ebreo antisemita -, Ron Jeremy “The Hedgehog” (Il porcospino) il pornodivo “basso, grasso e peloso”, Shabbetai Zvi e altri – l’evoluzione di questi pregiudizi, riuscendo talvolta a ribaltarne la storia. Personalità lontane nello spazio, nel tempo e nell’ambito di azione vengono qui riunite per mostrare l’altra faccia della medaglia, quella che li renderebbe espressioni diverse di un’unica creazione che della diversità si nutre e che dell’anomalia non fa l’eccezione, ma la regola.