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    I giornalisti e l’antisemitismo nei media italiani

    Come si combatte l’antisemitismo nei media italiani? Che ruolo ha avuto la stampa nel diffondere l’antisemitismo durante il regime fascista ? Quali sono gli strumenti contemporanei per combattere l’antisemitismo nei media? Questi sono solo alcuni degli argomenti affrontati nel seminario per giornalisti “85 anni dalle leggi razziali : lotta all’antisemitismo nei media italiani”.

     

    Un tema delicato al centro del seminario promosso dall’Ambasciata d’Israele in Italia, dall’Ordine dei Giornalisti, dalla Fondazione Museo della Shoah, dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e dalla Comunità Ebraica di Roma (CER). Il seminario, trasmesso in diretta su Radio Radicale, ha visto l’intervento di politici, professori universitari e tecnici del settore.

     

    La giornata è stata aperta dall’intervento della scrittrice e giornalista Fiamma Nirenstein, editorialista Il Giornale e già presidente del comitato di indagine conoscitiva sull’antisemitismo. «L’antisemitismo contemporaneo è un’epidemia di dimensioni colossali. Chiunque si occupa di questo tema ne vede crescere il tenore e la violenza giorno dopo giorno. Non ha nessun colore politico» ha spiegato Nirenstein, secondo cui «IHRA è il nostro documento basilare. Con tutti i limiti che può avere è di gran lunga lo strumento legale che ci consente meglio di affrontare il tema». 

     

    Proprio la definizione di antisemitismo dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) è stata significativamente firmata dal presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti Carlo Bartoli, da Guido D’Ubaldo presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e dal segretario della Fondazione Murialdi Giancarlo Tartaglia. Una firma simbolicamente importante, volta a sottolineare la volontà di  promuovere la lotta all’antisemitismo nel mondo del giornalismo. «Ci riconosciamo nella definizione dell’antisemitismo» ha spiegato Bartoli che ha precisato che «non sta a noi dire ai giornalisti cosa devono scrivere». L’impegno dell’Ordine nazionale, secondo Bartoli “sarà netto” dal momento che «le parole non possono essere pietre da scagliare». Lo stesso impegno contro è stato ribadito anche da D’Ubaldo.

     

    L’Ambasciatore di Israele in Italia Alon Bar ritiene che il seminario sia «una occasione preziosa per onorare la memoria dei giornalisti ebrei italiani colpiti dalle leggi razziali durante il regime fascista e spesso trascurata». Anche l’Ambasciatore ha sottolineato l’importanza della definizione dell’IHRA e della decisione degli ordini dei giornalisti di adottarla. 

     

    Il Ministro della Cultura Gennaro Sanguliano durante un intervento molto sentito ha evidenziato che «la cultura ebraica è uno dei pilastri fondamentali della cultura italiana. Antisemitismo significa andare contro il nostro sangue di cittadini italiani. Esiste un antisemitismo di marca nazifascista e il suprematismo bianco, ma esiste anche un antisemitismo di sinistra» ha spiegato il ministro, che ha rivendicato l’operato dell’esecutivo: «appartengo a un governo che ha fatto propria quella definizione [IHRA], che ha finanziato importanti lavori di ripristino e restauro della sinagoga di Milano (d’intesa con la comunità ebraica milanese) e il museo della Shoah».  A proposito dell’antisemitismo, ha anche voluto ricordare il suo impegno da giornalista per raccontare, tra le altre, la vicenda di un ragazzo ebreo, che per fuggire da una aggressione antisemitica a Parigi è morto investito da un tram. 

     

    L’importanza della Fondazione Museo della Shoah nel combattere l’antisemitismo è stata al centro dei saluti del presidente Mario Venezia, che ha ribadito a tale proposito l’efficacia dell’educazione dei giovani e delle attività organizzate dalla fondazione stessa. Significativo anche il lavoro del CDEC, il cui  direttore Gadi Luzzatto Voghera ha fatto notare il grande problema dell’under reporting nel contrastare l’odio antiebraico, poiché la maggioranza dei casi di antisemitismo non vengono segnalati.

     

    Particolarmente formativi gli interventi dei Professori Amedeo Osti Guerrazzi (Fondazione Museo della Shoah) ed Enrico Serventi Longhi (Fondazione Paolo Murialdi e curatore di “ Antisemitismo di Carta”). Osti Guerrazzi si è soffermato sul ruolo della stampa fascista in Italia. Rispetto alla Germania «gli italiani preferirono la stampa. Mussolini stesso nasce giornalista e già nel 1934 inizia campagna propaganda» ha spiegato Osti Guerrazzi, che ha insistito sulle scelte individuali di molti giornalisti di scrivere articoli e trafiletti antisemiti anche senza pressioni al fine di ottenere visibilità agli occhi delle gerarchie fasciste. «I giornalisti neofascisti, anche dopo la guerra, hanno continuato a pubblicare, diffondendo il mito degli italiani brava gente e persino gli ex fascisti hanno provato a propagandare l’idea che il fascismo non è stato antisemita come quello nazista. Alcune baggianate di questi giornalisti sono state riprese anche dalla storiografia».

     

    L’antisemitismo però non è relegato al passato. È questa la consapevolezza emersa nei numerosi contributi al seminario. In particolare modo Giovan Battista Brunori, capo redattore Esteri e Vaticano del Tg2 Rai,  ritiene che l’antisemitismo sia «un virus che prende forza soprattutto nei periodi di crisi economica e sociale. L’odio per il diverso cresce quando c’è allarme sociale, discriminazione. La malattia, il virus dell’antisemitismo lo abbiamo visto con la pandemia. È una sfida da affrontare sotto molti aspetti: culturale e sociale, ma anche sotto profilo religioso e educativo».

     

    Tra i provvedimenti più imminenti e pratiche di educazione e contrasto all’antisemitismo rientrano le misure previste dal Coordinatore Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Giuseppe Pecoraro. Andrea Giovannelli, che ne ha fatto le veci ha infatti ricordato l’impegno volto a combattere l’odio antiebraico nel mondo del calcio, chiedendo che nei codici etici delle squadre venga inserita la definizione dell’IHRA, che nell’eventuale interruzione della partita sia previsto un intervento dello speaker per spiegare il motivo dell’interruzione stessa, e ancora il problema della maglia 88.

    Altri possibili progetti potranno essere un accordo con Trenitalia, che consenta agli studenti di visitare con biglietti ridotti luoghi simbolo della memoria come Binario 21 a Milano e la Risiera di San Saba a Trieste.

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