Ieri pomeriggio presso la “Presidenza del Consiglio dei Ministri” di Roma è stato organizzato un evento per omaggiare le gesta dei coniugi Serge e Beate Klarsfeld, una coppia di “cacciatori di nazisti” che ha vissuto la propria esistenza con l’intento di catturare e condannare, nel secondo dopoguerra, quei criminali, di grado più o meno elevato, che sfuggirono ai processi giudiziari che spettavano loro per i crimini di guerra commessi. Lui, romeno di ottantaquattro anni e figlio di un padre deportato ed ucciso ad Auschwitz, lei, tedesca di ottant’anni e figlia di un soldato della Wehrmacht. Una storia di pericoli e di tenacia, un monito di speranza e del senso di giustizia per tutti noi. I due riuscirono a portare in tribunale individui come “Klaus Barbie”, il Boia di Lione, ed altri tra i quali René Bousquet, Maurice Papon e Paul Touvier. L’evento ha meritato la presenza del presidente della “Fondazione Museo della Shoah”, Mario Venezia, e della Ministra per le” Pari Opportunità e la Famiglia”, Elena Bonetti, che ha personalmente consegnato la targa di riconoscimento ai coniugi per il loro impegno e la loro battaglia contro l’antisemitismo ed a favore dei diritti umani. Una vita di lotta contro la discriminazione, una missione difficile iniziata in tempi ardui in cui gli ex-nazisti erano ancora in posizioni di rilievo nonostante la fine della guerra, basti pensare che Kasserling era diventato il segretario del Cancelliere Adenauer. Ogni tipo di denuncia o di iniziativa per la cattura di quegli individui significava mettersi in mostra ed essere quindi esposti al pericolo. Questo, però, non frenò la voglia di giustizia di entrambi. Non frenò la Signora Klarsfeld che, come ha raccontato ai presenti, molti anni fa, scoprendo le origini naziste del Cancelliere in carica Kurt Keisingher, in una riunione di partito gli gridò la frase “Kiesinger, nazista, dimettiti”. E non frenò, di certo, il signor Serge, il quale rischiò la propria vita e fu arrestato più volte, prima in Germania e poi in Siria, quando tentò di ottenere l’estradizione per “l’uomo migliore” di Eichmann, Alois Brunner. Nel 1986, i due si batterono per le dimissioni del presidente austriaco nonché ex-ufficiale della Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale, Kurt Waldheim. Il pericolo delle loro azioni fu elevato, tanto che finirono nel mirino degli estremisti di destra, tra cui quello del gruppo “Odessa” che, il 9 luglio 1979, attentò la loro vita con l’intento di impedire il proseguo delle loro indagini. Insomma, una coppia unita quella dei coniugi Klarsfeld, unita nel loro ideale, nelle loro vicissitudini ed unita, come hanno tenuto a precisare, dal motto “giustizia sempre, vendetta mai”. Questo ha reso la loro storia tanto particolare, perché dietro il loro operato c’è sempre e solo stato il concetto di giustizia. La giustizia di condannare in modo esemplare gli artefici della Shoah e di dare un volto, fin quanto possibile, ai milioni di morti innocenti in quell’avvenimento. Su questo i due signori sono riusciti in gran parte. il Signor Serge riuscì, come testimoniato, a schedare con nome, cognome e luogo di nascita più di undici mila bambini internati e deceduti nei campi di sterminio, in collaborazione col museo dello Yad Vashem. La caccia ai nazisti, tuttavia, non fu solo complessa a causa del rischio che si correva nel provare ad incriminarli, ma anche perché non fu possibile incriminarli tutti a causa della mancanza di prove concrete contro molti di essi. Imputare un gerarca, come analizzato dai signori Klarsfeld, era possibile, ad esempio, grazie alle carte che questi solevano firmare e che vennero, poi, usate come prove solide ed incriminanti. Per quanto riguarda tutti gli altri, di grado inferiore, tra cui i semplici guardiani dei campi, vi era troppo poco materiale da utilizzare come motivo d’accusa. È stata una missione dura quella dei signori Klarsfeld, ai quali è stato dedicato il film di Joseph Rochlitz, nonché moderatore dell’evento, intitolato “Il nemico fraterno” ed ai quali sono stati inviati i saluti da parte della Senatrice Liliana Segre, che con le sue parole ha omaggiato il modo sistematico con cui i due abbiano ricercato i criminali nazisti, sottolineando che quest’opera sia stata “il loro modo di rendere omaggio ai martiri della Shoah, dedicando una vita intera alla loro causa”. Un grazie immenso ai signori Serge e Beate Klarsfeld ed a chiunque abbia contribuito a fare giustizia ed a rendere onore a tutti i caduti della Shoah.