Proprio nel giorno in cui si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, emergono i dati preoccupanti di un aumento generalizzato dei reati di femminicidio. Nel periodo 1 gennaio-19 novembre 2020, i Questori hanno emanato 1.055 ammonimenti per stalking, 956 per violenza domestica e 352 provvedimenti di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. E’ quanto emerge dal report ‘Un anno di Codice Rosso reati spia e femminicidi’ realizzato dalla Direzione centrale della polizia criminale. Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7, 3% (88 donne uccise nel 2020 a fronte di 82 del 2019). Stesso trend in aumento se analizziamo le vittime in ambito familiare/affettivo che passano dal 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli).
I moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019, l’omicida ha fatto in prevalenza uso di un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, ecc.), seguono l’uso di un’arma da fuoco, l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento. Come per i reati spia, anche per gli omicidi volontari di donne, la fascia di età più colpita nei primi 9 mesi del 2019 è quella tra i 31 e 44 anni, che è la stessa più frequente anche per gli autori. Mentre nei primi nove mesi del 2020 la fascia più colpita è quella delle donne over 65 che rappresentano il 30% del totale delle vittime.
Dei quattro delitti introdotti il 9 agosto 2019 dal cosiddetto ‘Codice Rosso’, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.
“La violenza di genere – ha scritto in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – non si esprime solo con l’aggressione fisica, ma include le vessazioni psicologiche, i ricatti economici, le minacce, le varie forme di violenza sessuale, le persecuzioni e puo’ sfociare finanche nel femminicidio. Alla base di tutte queste forme di violenza vi e’ l’idea dissennata e inaccettabile che il rapporto tra uomini e donne non debba essere basato su di un reciproco riconoscimento di parita’”. Mattarella ricorda che “in questo momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo intero le donne sono state particolarmente colpite. La pandemia ha accresciuto il rischio di violenzache spesso ha luogo proprio tra le mura domestiche: si e’ purtroppo assistito, durante il periodo di lockdown, ad un drammatico aumento della violenza contro le donne che vede tragicamente, a volte, coinvolti anche minori. Le istituzioni hanno raccolto il grido di allarme lanciato dalle stesse donne e dalle associazioni che da decenni sono impegnate per estirpare quella che e’, ancora in troppe situazioni, una radicata concezione tesa a disconoscere la liberta’ delle donne e la loro capacita’ di affermazione. Per questo resta fondamentale, per le donne che si sentono minacciate, rivolgersi a chi puo’ offrire un supporto e prevenire la degenerazione della convivenza in violenza. Spezzare la catena della violenza contro le donne – conclude capo dello Stato – significa contrastare ogni forma di sopraffazione, di imposizione e di abuso. In una societa’ democratica le donne non devono avere piu’ paura di subire violenza, in casa, sul lavoro, in tutti i luoghi e i contesti in cui ritengano di realizzare la propria personalita’”.
“La violenza di genere – ha spiegato il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, commentando il report – è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle istituzioni, alla scuola, alla famiglia”.