“Il mio fascismo-bambino cominciò quando ero Balilla a sei anni”. A raccontare i suoi trascorsi nella gioventù fascista è Eugenio Scalfari in un fondo su Repubblica dedicato al neofascismo di ritorno a 100 anni dai fasci di combattimento. Il fondatore di Repubblica parte dalla sua esperienza per parlare della situazione attuale e soprattutto del rapporto tra i movimenti neofascisti e il leader della Lega Matteo Salvini. “Potrà sembrare un po’ strano premette – che con quello che sta accadendo oggi in Italia in Europa e nel mondo intero, a cominciare dal nostro trattato con la Cina comunista, io mi occupi del fascismo e dell’antifascismo, ma strano non è: questi due sentimenti in qualche modo stanno ridiventando attuali, soprattutto in forme e in motivazioni completamente diverse da quelle di cent’anni fa. Pensate: è passato un secolo dai Fasci di combattimento e dal fascismo di Benito Mussolini”. “Non posso nascondervi – ricorda Scalfari – che quel fascismo segnò in qualche modo la mia storia personale di bambino e poi di giovane ed è rimasta una fase della mia vita che ha molto significato”. “Il mio fascismo-bambino cominciò quando ero Balilla a sei anni. I Balilla erano l’organizzazione dei bambini dai 6 ai 14 anni. Un corpo scelto dei Balilla era quello dei ”moschettieri” che avevano in dotazione un giocattolo che raffigurava in modo perfetto un fucile 91 che era il fucile normale della Fanteria. A 14 anni si diventava avanguardisti e naturalmente anche io lo diventai. Gli avanguardisti il sabato uscivano con la loro divisa, giacca e pantaloni grigioverdi e cinturone alla vita”. ” Infine a 17 anni scattava il passaggio dagli avanguardisti ai Giovani fascisti; quelli che frequentavano le Università in qualunque facoltà fossero erano denominati Giovani fascisti universitari”.
“Personalmente – racconta Scalfari – scrivevo su alcuni giornali fascisti, tra i quali soprattutto Nuovo Occidente e Roma Fascista. Il giornalismo politico cominciò ad attrarmi fin da allora e lo praticai con molta soddisfazione. Tuttavia durò poco più di un anno, alla fine del quale fui chiamato dal vicesegretario generale del partito fascista e da lui espulso dal Guf (Gioventù universitaria fascista), per un articolo in cui criticavo alcuni gerarchi che secondo le voci in circolazione si erano appropriati illecitamente di molti milioni di lire speculando sulla costruzione dell’Eur. Queste notizie erano state da me scritte in un articolo di fondo su Roma Fascista e questa fu la causa della mia espulsione dai Guf”. Finito il racconto della sua esperienza personale Scalfari si sofferma su cos’è “il neofascismo di oggi e l’antifascismo che ovviamente lo mette al bando”. “Naturalmente – spiega – i neofascisti non hanno nulla a che vedere con quelli di un secolo fa. Si sono aggrappati a quell’ideologia che in qualche modo è ridiventata attuale. Non voglio certo paragonare Salvini a Mussolini, ma c’è un punto sul quale concordano: l’importanza politica della dittatura”. Ad avviso del fondatore di Repubblica, Salvini “vede un governo efficiente soltanto sotto forme dittatoriali: Parlamento in seconda linea, diffusa simpatia politica da parte del popolo, che si verifica in espressione di elezioni di vario tipo, regionali e nazionali. Naturalmente un uomo politico che guida un partito fa molto conto dei voti che riscuote nelle varie occasioni elettorali. Quei voti Salvini li ha e non fanno che aumentare”.
“I 5 Stelle – continua l’analisi di Scalfari – non sono di carattere fascista ma alcuni punti di contatto con quel movimento di un secolo fa ce l’hanno perché sono di natura populista. Nessun movimento dopo la caduta del fascismo e la fucilazione di Mussolini da parte dei partigiani della Resistenza si è ispirato al fascismo, salvo dei gruppi giovanili che da qualche mese manifestano un neofascismo imprevisto e imprevedibile. Non fanno ancora massa ma si manifestano in varie occasioni”. “Per ora il loro sostegno non va a Salvini ma al lontanissimo ricordo del Duce; ma Salvini neo-dittatore in qualche modo rievocherebbe il ricordo mussoliniano. Salvini è para-fascista perché ama la dittatura, Di Maio ha anche lui un’ispirazione di neofascismo perché è alla guida di un movimento populista e questa è la situazione italiana a un secolo di distanza dalla fondazione dei ”Fasci di combattimento”. “Questa saldatura della Lega per i gruppetti fascistoidi – conclude Scalfari – è molto probabile che avvenga. Meno probabile è che anche Di Maio sia coinvolto nel para-fascismo del dittatore Salvini: Di Maio è un populista ma il suo movimento fondato da Beppe Grillo ha come programma grillino l’abbattimento di tutte le classi dirigenti siano di destra siano di sinistra. Quindi il fascismo non c’entra ma c’entra una gran confusione politica che non a caso fa perdere voti ai 5 Stelle”. (Red/AdnKronos)