Nel solo
mese di luglio 2018, l’Italia ha esportato quasi 2 milioni di euro di armi
leggere e munizionamenti all’Egitto, secondo i dati forniti dall’Istat. Un
affare che si aggiunge a quello di giugno, in cui sono stati forniti 10 milioni
di euro di armi pesanti all’Arabia Saudita.
Il dato più
sorprendente, se lo si paragona con i numeri degli anni recenti, è quello
relativo alle esportazioni di luglio di armi leggere verso l’Egitto.
Nel 2015,
l’interscambio commerciale è arrivato a superare i 7 milioni di euro. A
febbraio 2016 esplode il caso Regeni e di conseguenza cala anche l’export di
armamenti verso Il Cairo: circa 1,5 milioni di euro nel 2016 e 2,1 milioni nel
2017. Il 2018 si apre in linea con i numeri registrati nel 2016: nei primi sei
mesi l’Italia esporta armi in Egitto per 766mila euro. Poi lo scatto,
all’inizio del secondo semestre (e un mese dopo la nascita del governo Conte):
quasi 2 milioni di euro di export, quanto registrato in tutto il 2017 e 500mila
euro in più rispetto a tutto il 2016. “Non sono ancora disponibili informazioni
che ci permettano di capire da quale provincia siano state esportate le armi –
spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi
leggere (Opal) di Brescia -, ma i dati Istat parlano di ‘armi, munizioni e loro
parti ed accessori’. Si può dire con certezza che queste sono destinate a un
uso militare perché cifre così alte non si spiegano semplicemente con vendite
per uso sportivo”.
Situazione
simile, anche se con altre cifre, all’interscambio intrattenuto con l’Arabia
Saudita, Paese a tutti gli effetti in guerra. La legge 185/1990 vieta
“l’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e
l’intermediazione di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto
armato”. Nonostante ciò, il governo a guida Pd ha dato l’autorizzazione alla
più grande commessa singola della storia del dopoguerra italiano: 411 milioni di
euro di armamenti prodotti dalla Rwm Italia di Domusnovas, in provincia di
Carbonia-Iglesias, che corrispondono a circa 20mila bombe. Una commessa
fortemente criticata dal Movimento quando era all’opposizione.
Nei primi
sei mesi del 2018, l’export relativo a quella commessa è proseguito e ha fatto
registrare vendite per 36 milioni di euro di cui, però, oltre 10 milioni solo a
giugno, nei primi 30 giorni di vita del nuovo governo.