“Non c’è stato nessun vuoto decisionale. Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio”. Lo ha afferma Andrea Urbani, dg della Direzione generale della programmazione sanitaria all’interno del ministero della Salute, in un’intervista di Monica Guerzoni al quotidiano ‘Il Corriere della Sera’, che in un’inchiesta ha ricostruito un mese di ritardi nella gestione dell’emergenza. Sulla chiusure Urbani riconosce che “con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c’erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate. Attenzione, però. Come ha certificato l’Imperial College, se il governo non avesse adottato le zone rosse e le altre misure di contenimento l’Italia avrebbe avuto tra i 600 mila e gli 800 mila morti”. Ed è questa tragica previsione che a gennaio, spiega la giornalista Guerzoni, ha convinto il ministro Roberto Speranza e il Comitato tecnico scientifico a non divulgare il documento, mettendo però in campo una task force contro il virus. Alla luce di quelle pagine si spiega anche la circolare che la Direzione generale della prevenzione sanitaria inviò il 5 gennaio a Regioni e ministeri: ‘Oggetto: polmonite da eziologia sconosciuta – Cina’. Il 30 gennaio, il governo italiano ferma i voli con la Cina. “All’inizio siamo stati sbeffeggiati – ricorda Urbani -. Poi ci sono venuti tutti dietro, anche Francia e Gran Bretagna”. (Giz-Cro/Adnkronos)