
Coop Alleanza 3.0, la più grande cooperativa di consumatori in Europa e parte del consorzio Coop Italia, ha annunciato nei giorni scorsi il boicottaggio di una selezione di prodotti israeliani, che verranno rimossi dagli scaffali dei suoi 350 punti vendita in otto regioni italiane.
La decisione, presentata come un «gesto simbolico di solidarietà verso la popolazione palestinese», è stata adottata in seguito a un rapporto redatto dalla Commissione etica interna e discusso durante l’assemblea generale di giugno. Tra i prodotti interessati figurano alcuni marchi di arachidi e tahina, ma soprattutto il noto brand israeliano SodaStream. In parallelo, Coop ha introdotto nei propri supermercati la “Gaza Cola”, una bevanda ideata a Londra da un imprenditore palestinese, i cui proventi – secondo quanto dichiarato – saranno destinati alla ricostruzione di un ospedale nella Striscia di Gaza.
La presa di posizione ha suscitato immediate reazioni. Il presidente della Comunità Ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha definito la decisione «gravissima e inaccettabile». «Il boicottaggio della Coop si inserisce nella peggiore tradizione del nazionalsocialismo e del fascismo – ha dichiarato – È pericoloso e fomenta un clima antiebraico. Ho vissuto le persecuzioni a Tripoli: anche lì si partì con iniziative come questa, con il boicottaggio dei negozi ebraici, prima delle violenze». Secondo Meghnagi, la cooperativa si rende «corresponsabile di un clima di odio senza precedenti» e, ha aggiunto, «ne risponderà nelle sedi opportune».
Quella di Coop Alleanza non è un’azione isolata. Già a maggio, Unicoop Firenze – anch’essa parte del consorzio Coop Italia – aveva promosso una misura analoga. In entrambi i casi, non sono stati assunti provvedimenti simili nei confronti di prodotti provenienti da regimi autoritari o coinvolti in conflitti e repressioni, suscitando perplessità e accuse di “doppi standard”.