Presentato il progetto “Countering
Holocaust distortion on social media” presso la Fondazione Museo della Shoah
alla Casina dei Vallati: una serie di linee guida e raccomandazioni destinate a
musei e memoriali per affrontare le distorsioni della Shoah sui social media.
Un connubio tra passato e
presente: non dimenticare il passato, servendosi dei nuovi strumenti
tecnologici. Questa è la strada da seguire per trasmettere i valori del ricordo
e della memoria alle nuove generazioni.
Negli ultimi anni, abbiamo
assistito sui sociale a un’esplosione di fake news, anche a sfondo antisemita: false
dichiarazioni, immagini contraffatte, video montati ad arte. L’aumento delle
condivisioni ha moltiplicato la visibilità, trasformando il virtuale in
antisemitismo reale.
I social media, infatti, sono lo
strumento più veloce per raggiungere ogni tipo di pubblico.
“Ho sempre creduto nella
potenzialità dei social come risorsa positiva, perciò abbiamo indagato su come
i memoriali e i musei utilizzano i social per parlare della Shoah e ci siamo
resi conto che è una prerogativa solo di grandi realtà, come Auschwitz –
Birkenau o il museo della Shoah di Washington; nelle piccole realtà invece i
social vengono usati in maniera molto marginale – ha spiegato l’ideatrice del
Progetto Stefania Manca – Questo rappresenta il punto di partenza di un lavoro
impegnativo: quello che ci aspettiamo è che emergano indicazioni o criticità
per integrare ulteriori elementi”.
Attraverso un uso attivo dei
social, i musei diventano protagonisti non solo nella preservazione della
memoria e della storia mostrando le proprie opere, ma anche diffondendo nozioni
storiche corrette per contrastare le fake news.
“Visto che i musei sono contesti
di educazione, abbiamo l’opportunità di lavorare sui social media, in modo che
si possa arrivare in maniera più diretta alla comunicazione con i ragazzi – ha
sottolineato la Professoressa Silvia Guetta dell’Università di Firenze –
Vorremmo rendere i ragazzi protagonisti del lavoro, coinvolgendoli nella scelta
dei metodi per comunicare sui social”.
Ma sensibilizzare i giovani non
basta. La vera sfida sta nel contrastare gli haters con milioni di followers
che con un semplice post sono in grado di ottenere un grande seguito. Ben 181
casi di attacchi online sono stati segnalati lo scorso anno dal CDEC di Milano,
tutti sui social media.
“Il problema dell’antisemitismo
oggi è quello della normalizzazione, che avviene principalmente online – ha
affermato la Prof.ssa Milena Santerini – C’è tanto lavoro da fare: non mi
spaventa il virtuale, ma il virtuale gestito male”.
Spesso è sufficiente una singola
parola o una foto, per creare un’idea: uno spunto su cui ha ragionato Rav
Benedetto Carucci Viterbi. “Un contenuto deve essere sicuramente breve e
preciso, perciò è importante utilizzare un linguaggio che raggiunga gli utenti,
ma non so quale possa essere la modalità affinché una storia su Instagram
trasmetta un messaggio mirato su un
argomento di questo tipo. I social sono lo strumento migliore per arrivare ai
giovani, ma non vanno usati come elementi tradizionali; bisogna sapersi adattare
alla chiave moderna e avere la consapevolezza della differenza tra informazione
e comunicazione”.
Le linee guida sono quindi
un’indicazione su come promuovere l’uso positivo delle tecnologie per
l’insegnamento e l’apprendimento della Shoah. L’obiettivo del documento è
quello di fornire agli operatori, docenti e formatori, spunti e raccomandazioni
su come i musei e i memoriali della Shoah, svolgendo un ruolo chiave nel
salvaguardare e presentare la documentazione e la conoscenza storica, possano
comunicare e coinvolgere i loro utenti attraverso l’uso positivo e costruttivo
dei social media.
Il progetto è nato nel 2020,
vincitore del bando promosso dall’IHRA Grant #2020-792 e realizzato insieme
alla Germania, grazie alla collaborazione di un forte team di esperti e
istituzioni, tra cui Stefania Manca (Istituto di Tecnologie Didattiche,
Consiglio Nazionale delle Ricerche; coordinatore del progetto), Martin Rehm
(Istituto di Consulenza Didattica, Università di Weingarten), Susanne Haake
(Dipartimento di Educazione ai Media, Università di Weingarten), Silvia Guetta
(Dipartimento di Scienze della Formazione, Lingue, Interculture, Letterature e
Psicologia, Università di Firenze), Donatella Persico (Istituto di Tecnologie
Didattiche, Consiglio Nazionale delle Ricerche), Davide Capperucci
(Dipartimento di Scienze della Formazione, Lingue, Interculture, Letterature e
Psicologia, Università di Firenze).
Tra gli ospiti intervenuti nella presentazione vi
sono stati lo storico Amedeo Osti Guerrazzi della Fondazione Museo della Shoah;
Rav Benedetto Carucci Viterbi, Preside del Liceo Renzo Levi di Roma; Daphne
Zelnick, rappresentante dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia; Milena Santerini,
Coordinatrice Nazionale per la Lotta all’antisemitismo; Silvia Guetta,
Dipartimento di Scienze della Formazione, Lingue, Interculture, Letterature e
Psicologia dell’Università di Firenze; Stefania Manca. Ad aprire l’iniziativa i
saluti istituzionali della Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth
Dureghello, di Luigi Maccotta, capo della delegazione italiana all’IHRA e una
rappresentante dell’Ambasciata Tedesca in Italia.