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    Chiesa, fascismo ed ebrei: la svolta del 1938

    “Sento dolore per il fatto che i
    cattolici italiani avrebbero potuto fare di più, quando gli ebrei venivano
    discriminati” si è pronunciato il
    Cardinale
    Gualtiero Bassetti, alla Società Dante Alighieri, durante il convegno che – nelle sue parole – “indaga
    sull’atteggiamento della Chiesa e dei cattolici in quel doloroso frangente, un
    passaggio molto delicato della storia italiana. Quel 1938 in cui il regime
    fascista consolidò il suo volto totalitario, in cui vennero prese misure
    discriminatorie contro la comunità ebraica italiana con un complesso di leggi
    francamente razziste e antisemite, in un clima di pavida indifferenza
    collettiva, anche di una parte dei cattolici”.

    “Interrogarsi
    sulla Chiesa italiana” lo scopo, esplicitato dal Presidente della società
    Andrea Riccardi, “la Santa Sede che gestiva la leadership, i vescovi, il popolo
    cattolico, le associazioni e le parrocchie”. “Un mondo che aveva una posizione
    particolare nell’Italia fascista, nonostante la privazione della libertà e la
    pressione propagandistica, ma complesso, organico e stratificato, segnato da
    differenziazioni profonde” come precisato. “Siamo troppo convinti che la Chiesa
    sia una realtà piramidale e coesa, in cui le mediazioni degli episcopati, i
    sentimenti dei popoli, le stratificazioni di mentalità o di formazione non
    abbiano un valore frenante o di opposizione o talvolta trainante” ha
    sottolineato. “Un’immagine della Chiesa monolite ha oscurato una realtà
    complessa e diversificata che lo storico scopre, anche se il monolite è comodo
    a una storiografia superficiale, giustiziera o apologetica”.

    Una
    semplificazione senza dubbio non fatta dal consigliere UCEI Davide Jona Falco,
    che lodando l’iniziativa per “aver posto al centro dell’attenzione, con
    coraggio e profondo senso civico, le responsabilità, i silenzi e le criticità
    della Chiesa Cattolica verso il problema ebraico negli anni del fascismo e del
    nazismo”, ha enfatizzato come “non possiamo né dobbiamo dimenticare che molti
    preti e parroci e molti fedeli laici e religiosi, si mossero con carità e
    rischiarono la vita – e talvolta la persero – per aiutare i perseguitati e
    nascondere nei conventi ebrei in fuga dalle retate e dalle
    deportazioni”.“Questo, tuttavia” ha continuato “non cambia il quadro generale
    dei fatti, la sostanziale “neutralità” della Santa Sede di fronte a un crimine
    enorme come l’olocausto. I silenzi di papa Pio XII e della gerarchia cattolica
    pesano ancora oggi come terribili macigni. La gerarchia cattolica, la Santa
    Sede, il Papa stesso manifestarono la loro condanna pubblica, quando ci fu, in
    maniera così allusiva e diplomatica da risultare incomprensibile al popolo dei
    fedeli. Il problema storico del rapporto tra chiesa cattolica con nazismo e
    fascismo è ormai da molti anni dibattuto, e le tradizioni antisemite cristiane
    hanno sicuramente rallentato e attenuato una condanna della chiesa di fronte
    alle leggi razziali”. “La cosa più importante è che se ne parli, che si dica
    apertamente quel che è successo, che ognuno si prenda le proprie responsabilità
    e si rifletta su che cosa è stato quel tremendo periodo, perché non si ripeta
    mai più” la conclusione.

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