“Che succede in Medio Oriente?”: è questa la domanda che è stata affrontata da relatori di alto livello durante un incontro organizzato dalla Jerusalem Foundation a Roma. Una questione complessa che ha fornito lo sfondo ad una conversazione geopoliticamente raffinata, con contributi di Giampiero Massolo, Presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, già Segretario Generale del Ministero degli Esteri e Direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza; Laura Mirachian, Componente del Consiglio Direttivo della Nato Foundation, già Ambasciatrice a Damasco e Rappresentante permanente presso Onu e Organizzazioni internazionali; Vincenzo Camporini, Consigliere Scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. La moderazione dell’incontro è stata di Maurizio Caprara, editorialista del Corriere della Sera e membro del Comitato dei Garanti dell’Istituto Affari Internazionali.
La Jerusalem Foundation opera con rapidità e pragmatismo per offrire un contributo diretto ed essenziale in Israele, soprattutto in un periodo complesso come quello che il Paese sta attraversando da oltre un mese. A tal fine è stato istituito un fondo di emergenza per affrontare le esigenze degli israeliani evacuati: si forniscono pasti caldi alle famiglie sfollate, si organizzano attività ricreative e didattiche per i bambini, si offre supporto terapeutico per elaborare traumi e lutti, come ha ricordato il presidente Ermanno Tedeschi.
L’analisi del conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas ha evidenziato le criticità locali, regionali ed internazionali di cui sono protagonisti gli Stati dell’area. In particolare, l’Ambasciatore Massolo ha analizzato il tema della mancata previsione da parte dei servizi segreti israeliani dell’imminente attacco terroristico del 7 ottobre. Secondo l’Ambasciatore «pensiamo che i servizi segreti tutto sappiano, tutto vedano e tutto possano predire, ma non è così. Le realtà sono complesse». Caprara ha fatto presente al pubblico che spesso i servizi di informazione e di sicurezza riferiscono al governo di turno «ciò che vuole sentirsi dire». Nonostante questo ed altri aspetti ‘umani’ dei servizi segreti, l’Ambasciatore ha ipotizzato che in Israele fossero emerse le condizioni per l’attacco di Hamas, soprattutto dopo che «il fronte sud è stato sguarnito mentre è stato rafforzato quello nordest. Hamas si è mossa perché ha percepito Israele debole e sguarnito. Si è mosso perché voleva riaffermare la propria leadership e asseverare il proprio ruolo. Poi c’è il tema di impedire che in Medioriente si instauri una collaborazione tra turismo, cultura e commerci, un ordine di segno occidentale».
Il generale Camporini ha elaborato una riflessione sull’attacco del 7 ottobre e sulla strategia dei terroristi sostenendo che «quello che è accaduto non è stato l’uso nuovo della tecnologia, ma un uso integrato di capacità tecnologiche e più banali. Il fatto di aver usato droni non significa molto se non per il fatto che è stato accompagnato da una attività primordiale basata sul passaparola. Si è creato mix esplosivo». Il generale ritiene importante usufruire della tecnologia con intelligenza e parsimonia poiché talvolta, anche nella storia militare, l’eccessiva confidenza nella tecnologia ha fatto emergere debolezze e pericoli inaspettati.
L’incontro è proseguito con riflessioni sulla politica internazionale, sulle strategie della Russia e della Cina e sull’assenza di una imminente soluzione al conflitto contro Hamas. Mirachian, già Ambasciatrice a Damasco, ha invece consentito al pubblico di riflettere su aspetti teorici e geopolitici mettendo in luce il ruolo dell’Iran e di altri protagonisti internazionali, consentendo al pubblico di poter procedere ad una lettura trasversale e più profonda delle notizie internazionali di questi giorni. In particolar modo, l’Ambasciatrice ha fatto notare l’esistenza di «circuiti di protagonisti locali, regionali ed internazionali che interagiscono. C’è una corresponsabilità di quello che sta succedendo in questa ed altre crisi». «L’epicentro della crisi è l’Iran» ha affermato l’Ambasciatrice, secondo cui Teheran «sta perseguendo una strategia di espansione dal Golfo al Mediterraneo».
Presente all’incontro anche la delegazione italiana della Jerusalem Foundation italiana, di cui Vivien Buaron zl era una figura prominente e la figlia Bettina Di Nepi ne sta seguendo le orme. Degno di nota è stato l’intervento della ex presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello che ha espresso preoccupazione per le ripercussioni in Europa e nel mondo dell’attacco di Hamas che il 7 ottobre «ha mostrato di voler distruggere ogni ebreo in maniera inequivocabile». Dureghello ha anche annunciato la grande manifestazione in preparazione a Roma il 5 ottobre contro l’antisemitismo ed il terrorismo.
L’incontro organizzato dalla Jerusalem Foundation è stata una occasione per poter avere una chiave di lettura tecnica attraverso contributi che hanno facilitato la comprensione di una realtà complessa, aiutando allo stesso tempo la raccolta fondi per progetti di alto profilo, utili a migliorare la vita di chi furante conflitto sta affrontando traumi, lutti ed evacuazioni gravosi.