Il 3 novembre scorso utenti internet celati sotto nickname, sfruttando l’anonimato della rete, avevano fatto un accesso abusivo ad una videoconferenza organizzata sulla piattaforma “Zoom” dalla Comunità Ebraica di Venezia e dedicata ad una “Lezione di Ebraismo”, interrompendone lo svolgimento con offese e minacce di natura antisemita, condividendo sullo sfondo dello schermo una svastica. L’episodio, per forme e contenuti, è analogo ad altri che stanno accadendo sempre più spesso negli ultimi tempi in numerose altre occasioni di riunione in rete, come lezioni, convegni, video-conferenze. Grazie alle tempestive indagini dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia e condotte dagli investigatori della Digos di Venezia con la collaborazione dei Compartimenti di Polizia Postale del Veneto e della Lombardia, che hanno fornito un essenziale contributo sotto il profilo tecnico, è stato possibile individuare gli autori del gesto, che avevano coordinato l’azione all’interno di un canale “Telegram”. E’ stata quindi eseguita una perquisizione in provincia di Bergamo che ha permesso il sequestro dei dispositivi utilizzati per l’intromissione. Il Questore di Venezia Maurizio Masciopinto, sottolinea “l’importanza anche simbolica che riveste l’aver individuato gli autori del gesto proprio nella settimana in cui tutto il mondo celebra la memoria delle vittime della shoah, rimarcando l’importanza di perseguire duramente ogni forma apologetica del crimine dell’olocausto. E’ fondamentale che soprattutto le nuove generazioni ne comprendano la portata del disvalore, perché la storia non si ripeta”. Nello stesso modo, pone l’accento sulla rilevanza degli strumenti informatici e della comunicazione via web che la pandemia in corso ci ha fatto apprezzare nella sua portata dirompente, ma anche nel rischio rilevante collegato ad un uso distorto dei canali multimediali, che accresce gli effetti negativi dei reati commessi attraverso quegli strumenti e piattaforme, per la natura sostanzialmente pubblica che tutto quello che avviene in rete assume, il che ne amplifica il rischio di emulazione. Si tratta, infatti, di reati sempre più spesso commessi, con eccessiva leggerezza dovuta alla distanza con gli interlocutori, da incensurati che finiscono per coinvolgere negli effetti negativi della propria azione delittuosa anche gli ignari familiari. (Red-Ave-Adnkronos)