Ha cercato di cancellare dalla sua memoria l’attentato alla sinagoga di Roma del 9 ottobre ‘82 e pensava di non doverne parlare mai più. Invece l’allora fidanzata del terrorista Osama Abdel Al Zomar ha parlato oggi in un’intervista esclusiva a La Repubblica. Il quotidiano ricorda come Al Zomar sia stato l’unico colpevole riconosciuto dell’attentato, condannato in contumacia, e di come ancora nessuno abbia mai pagato per quell’attacco agli ebrei italiani in cui morì il bimbo Stefano Gaj Tachè. Sulla vicenda è stata riaperta adesso un’indagine, visto che i documenti riportati alla luce nelle ultime settimane rivelano che il governo italiano sapeva del pericolo che correvano gli ebrei quel giorno, eppure rimasero soli, e le istituzioni decisero di non presidiare la Sinagoga.
«(Al Zomar) era uno squattrinato. Tornò con una cifra importante di denaro: comprò una macchina, una Mercedes, in contanti. A fine mese partì per Roma e stette via per qualche giorno. Ma niente che mi potesse far pensare a qualcosa di strano» ricorda nell’intervista l’ex fidanzata del terrorista, che oggi è una signora di 62 anni e fa la professoressa. La signora, che fu ascoltata dagli inquirenti all’indomani dell’attentato, torna per la prima volta dopo quasi quarant’anni indietro con la memoria, e di quando ascoltò la sera del 9 ottobre al telegiornale la notizia dell’attentato, proprio assieme ad Al Zomar: «Discutemmo, perché lui provava a giustificarli. Qualche giorno dopo mi disse che aveva avuto un ruolo, come basista. E poi scappò» – e poi continua – «Ma davvero possiamo pensare che Al Zomar abbia fatto tutto da solo? Davvero possiamo immaginare che sia stato lui, da solo, a pensare e coinvolgere tutte quelle persone? È chiaro che c’era qualcuno dietro, che li guidava. Io non so chi. Ma da cittadina italiana, vorrei saperlo».