I simboli del Terzo Reich e dell’antisemitismo raffigurati sui due cancelli d’ingresso di un’abitazione privata, ben visibili da una strada della tranquilla cittadina termale di Saint-Vincent (Aosta). Ne sono convinte la comunità ebraica e la procura di Aosta che li ha fatti sequestrare dalla Digos. Indagato il proprietario dell’immobile, il cinquantaquattrenne Fabrizio Fournier. La contestazione è di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, reato introdotto nel codice penale la scorsa primavera. Il pm Francesco Pizzato ritiene infatti che l’esposizione su una pubblica via di simboli che richiamano il nazismo sia una istigazione a commettere reati per motivi di carattere razziale. Insomma, quelle aquile e quei triangoli sarebbero una forma di propaganda di idee naziste e di apologia della shoah. “Diciamo che quello che aveva colpito molto la comunità, oltre all’aquila che è il simbolo del Terzo Reich, erano i due triangoli. Perché richiamano quelli che i nazisti mettevano sulle divise che davano ai prigionieri dei campi di concentramento”, spiega l’avvocato Tommaso Levi, che assiste la comunità ebraica di Piemonte e Valle d’Aosta. Dopo l’avvio delle indagini, sostengono gli inquirenti, sono stati nascosti quei due triangoli che erano presenti solo ai lati dell’aquila sul cancello più ampio, quello per le auto. L’esposto della comunità ebraica era arrivato dopo che la procura aveva già aperto un fascicolo. Durante le perquisizioni di oggi i poliziotti hanno trovato nell’immobile scritti e libri che ritengono essere di carattere nazista. Su un soffitto vicino a un vano scale è stata individuata una svastica in rilievo, trovata coperta. A Fournier sono stati poi sequestrati il cellulare e alcuni supporti informatici. La foto dei cancelli aveva infatti iniziato a diffondersi sui social media alla fine dell’estate scorsa, destando diverse perplessità. Lo scopo del sequestro eseguito oggi, che non impedisce l’uso dei due cancelli, è di evitare che nel prosieguo delle indagini siano apportate ulteriori modifiche a quei simboli, che dovranno essere ancora analizzati. “Perché se è vero – spiega l’avvocato Levi – che sono reati di opinione, quindi diciamo forse la semplice esibizione di simboli che hanno una valenza storica si può in qualche modo giustificare come una libertà di manifestazione del proprio pensiero, l’accostamento del simbolo del Terzo Reich con simboli che si rifanno ai campi di concentramento l’abbiamo ritenuto non accettabile”.