Roma, 14 mag. (AdnKronos Salute) – Non diminuiscono in Italia i bevitori a rischio: sono circa 8,6 milioni (23% circa dei maschi e il 9% delle femmine). Preoccupano in particolare gli oltre 2,7 milioni di anziani e i 700 mila under 18 (con un aumento in particolare tra le ragazze). Questi i nuovi dati dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità, contenuti nella Relazione al Parlamento trasmessa dal ministro della Salute Giulia Grillo alle Camere il 29 aprile, che saranno diffusi domani nel corso dell’Alcohol Prevention Day 2019 all’Iss.
Diminuiscono gli astemi e crescono complessivamente i consumatori (poco oltre il 65%), specie occasionali (45% circa) e fuori pasto (30% circa). Non diminuiscono inoltre i consumi medi pro-capite: 7,5 litri l’anno, che diventano 12 litri se riferiti esclusivamente a chi dichiara di consumare alcolici (16 litri per i maschi, 5,7 per le femmine). Non si arresta poi la tendenza al bere sino ad ubriacarsi che caratterizza il 12% circa della popolazione maschile e il 3,5% di quella femminile, con circa 4 milioni di binge drinkers.
“Il consumo rischioso e dannoso di alcol – osserva in una nota Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol e del centro Oms dell’Iss – continua a connotarsi in Italia per un impatto sanitario e sociale sempre più preoccupante per milioni d’individui di tutte le fasce di età, e si manifesta attraverso un ricorso ai servizi e alle prestazioni sanitarie che in termini di costo rappresentano solo una parte dei 25 miliardi di euro l’anno stimati dall’Oms, che in Italia la società paga anche a fronte di problematiche sociali sottostimate, legate all’assenteismo, alla perdita di lavoro e produttività, agli atti di violenza, ai maltrattamenti che sfuggono alla stigmatizzazione sociale per la scarsa consapevolezza dei rischi per la salute a fronte di una rilevante serie di conseguenze a breve, medio e a lungo termine”.
I dati sull’alcoldipendenza mostrano la presa in carico nel 2017 presso i Servizi alcologici di circa 68 mila (67.975) soggetti. Il 27,1% è rappresentato da nuovi utenti. L’analisi per età evidenzia che il 75,1% ha tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 7,5% dei soggetti trattati; non trascurabile la quota degli individui di 60 anni e oltre, pari al 17,4%. E ancora, la bevanda alcolica maggiormente consumata è il vino (48,1%), seguito dalla birra (27,1%), dai superalcolici (10,3%) e dagli aperitivi, amari e digestivi (5,5%). Con un occhio alla geografia, il vino è utilizzato in genere più frequentemente al Nord mentre la birra e i superalcolici al Sud.
I giovani, insieme agli anziani e alle donne, rappresentano un target “solo parzialmente tutelato, pur se estremamente vulnerabile al consumo di alcol che risulta per minori, adolescenti e giovani adulti la prima causa di mortalità, morbilità e disabilità per incidentalità stradale oltre che per tumori, cirrosi epatica e malattie cardiovascolari per il resto della popolazione”, continua l’Iss.
Infine, trattandosi di una sostanza tra le più caloriche assunte attraverso l’alimentazione (7 kcal/g, circa 90 kcal in 1 Ua), una corretta informazione, “quale quella dell’apposizione in etichetta delle bevande alcoliche delle kcal/g di alcol contenuti in una unità alcolica, che in tutta Europa si attesta in media sugli 11 grammi di alcol, gioverebbe non poco alla lotta all’obesità oltre che al contrasto alla continua crescita dei consumi a rischio”, rileva l’Iss.