I conflitti che si stanno sviluppando alle porte dell’Europa, in Israele e in Ucraina, hanno riportato al centro dell’attenzione uno degli aspetti più tragici delle guerre: l’uso della violenza contro le donne come strumento di aggressione. Da questa drammatica attualità, è emersa l’esigenza di approfondire la questione a livello legislativo e giudiziario.
Il tema è stato nel recente convegno “La violenza sulle donne come strategia di guerra. I casi di Israele e Ucraina”, che si è tenuto presso la Sala capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, su iniziativa della dalla senatrice Susanna Campione; vi hanno preso parte delegazioni provenienti da Israele e Ucraina.
«La violenza sulle donne come arma di guerra è antica. È una strategia di guerra con cui si vuole sottomettere e mortificare un intero popolo» ha spiegato la senatrice, che ha aperto l’evento annunciando che presenterà un disegno di legge per combattere e sanzionare severamente le violenze perpetrate come arma di guerra contro le donne, invitando alla collaborazione bipartisan e internazionale.
Tra gli interventi più toccanti, quello dell’onorevole israeliana Shelley Tal Meron, membro della Knesset, che ha descritto ai presenti le atrocità subite dalle donne israeliane durante l’attacco terroristico del 7 ottobre nel sud di Israele con dettagli dolorosi. Meron vuole essere la voce delle donne e degli uomini che non possono raccontare le loro esperienze perché ancora ostaggi di Hamas. L’onorevole israeliana si è commossa parlando ai presenti dei dettagli raccapriccianti e delle violenze subite dagli ostaggi e dalle vittime dell’attentato, evidenziando l’urgenza della liberazione degli ostaggi anche per porre fine alle violenze sessuali e alle torture fisiche e psicologiche che stanno subendo a Gaza da oltre sei mesi.
«La violenza sulle donne ha una dimensione talmente efferata di atrocità che non sembra più appartenere a una epoca moderna, sembra che siamo piombati nell’abisso dell’oscurantismo e del profondo preistorico» ha spiegato ai presenti il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, che ha sottolineato la ferocia della violenza sessuale come arma sistematica dei gruppi terroristici criticando, inoltre, l’assenza di una risposta adeguata da parte di molte organizzazioni femministe e ricordando la necessità di un impegno concreto per la protezione delle donne nei conflitti. L’ex ministro degli Esteri ha fatto un excursus storico-politico degli strumenti normativi internazionali già esistenti, come ad esempio quanto previsto dal diritto internazionale negli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale del 1998.
Il convegno ha visto anche la partecipazione di politici, esperti di diritto internazionale e rappresentanti di organizzazioni umanitarie. La Dottoressa Alessia Tataryn, presidente dell’Associazione Italia-Ucraina e rappresentante SEMA per l’Italia ha parlato delle sfide affrontate dalle donne ucraine, che sono state vittime di violenza nelle zone di conflitto e nelle prigioni russe. In particolare, Tataryn ha evidenziato l’importanza delle testimonianze e delle denunce come strumento di resistenza e di recupero della dignità.
Il convegno, come ha annunciato la senatrice Campione, segna l’avvio di una serie di iniziative finalizzate a combattere la violenza contro le donne nei contesti di guerra a livello internazionale. Un primo passo per denunciare l’uso della violenza e degli abusi sessuali nei conflitti, lanciando un messaggio forte: la comunità internazionale e democratica è unita nella speranza di combattere e condannare queste inumanità.