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    “St. Louis Il coraggio di un capitano”, un graphic novel per raccontare una storia incredibile

    Martedì 16 febbraio alle ore 18.00 si è tenuta la presentazione della graphic novel “St. Louis Il coraggio di un capitano”, Round Robin Editrice, di Sara Dellabella e Alessio Lo Manto. Un libro che racconta, tramite illustrazioni e testi, l’incredibile storia del transatlantico tedesco St. Louis partito da Amburgo il 13 maggio del 1939 e diretto a Cuba con a bordo 937 ebrei in fuga dalla follia nazista. Un evento online organizzato dal Centro di Cultura Ebraico in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah, la Libreria Ebraica Kiryat Sefer e Shalom.

     Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura, ha presentato l’evento facendo un piccolo excursus sulla storia della nave. Questi ebrei, infatti, non vennero accolti a Cuba e neanche in Canada dove il capitano provò ad arrivare in seguito al primo rifiuto cubano. Come ricorda la direttrice: “grazie al coraggio di questo capitano tedesco, che fece di tutto per proteggere gli ebrei e non riportarli in Germania, riescono ad essere ospitati in vari Stati: Belgio, Olanda, Francia e Inghilterra”.

    Presenti gli autori del libro che hanno dialogato di diverse tematiche insieme allo storico Amedeo Osti Guerrazzi e la scrittrice e disegnatrice Cinzia Leone.

    Tra i presenti Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah, che ha specificato come la fondazione sia favorevole ad utilizzare diversi strumenti di comunicazione come la graphic novel che risulta essere uno “strumento di comunicazione intelligente”. Si è soffermato sulla demonizzazione dei social che non è positiva o costruttiva, spiegando come l’elemento della comunicazione “non riguarda lo strumento, ma il contenuto. Se si tratta, come in questo caso, di una graphic novel che usa un linguaggio più facilmente comprensibile con un contenuto sobrio, giusto e intelligente allora si dà un apporto positivo”. Conclude poi con una riflessione che invita a non banalizzare ciò che accadde poiché queste persone a bordo della St. Louis furono dei cittadini tedeschi che, privati dei diritti che avevano acquisito da generazioni, scappavano da un pericolo di vita imminente dato dalle deportazioni.

    Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha portato i suoi saluti riprendendo le tematiche affrontate da Venezia e specificando che “minimizzare, strumentalizzare e paragonare in maniera superficiale la Shoah ad altri eventi drammatici che fanno parte del nostro presente è un’operazione non soltanto impropria, ma anche per taluni versi pericolosa poiché riporta a contesti sbagliati dando elementi di valutazione poco corretti per riconoscere segnali che invece nell’attualità dovrebbero essere quantomai chiari e riconoscibili. Inoltre tutto svilisce il senso di quell’unicità rappresentata dal fatto storico in sé.” Parlando della graphic novel, Dureghello sostiene come sia lo strumento da cavalcare per catturare l’attenzione dei ragazzi, creando un contesto sano in cui i giovani si trovano a doversi orientare.

     Molto importanti due interventi particolari posti da Cinzia Leone e Amedeo Osti Guerrazzi. Quest’ultimo ha spiegato in pochi passaggi il contesto storico dell’epoca per capire meglio l’ambientazione del libro e lo fa soffermandosi su come l’antisemitismo sia diventato una cultura condivisa in Germania: “tutti cominciano a capire e riconoscere un problema ebraico che deve essere in qualche modo risolto. Un sentimento che nelle conferenze fatte sui profughi tedeschi che scappavano dalla Germania, comincia a diventare un senso comune anche di altre nazioni. I nazisti lasciano partire questa nave per fare in modo che venga respinta. Il capitano, oltre a disubbidire al Reich, straordinariamente resiste a una pressione sociale e culturale fortissima. Lui va contro il comune sentire di tutto il suo paese, forse della sua famiglia o dell’equipaggio. Mentre tutti gli altri dicono che gli ebrei sono un problema, lui dice che sono persone in difficoltà da aiutare”.

     Cinzia Leone, durante i suoi interventi fa spesso dei paragoni che danno modo al pubblico presente di riflettere. La comunicazione è al centro dei dialoghi che si sviluppano all’interno dell’evento e lei, ricollegandosi all’intervento dello storico, parla proprio di Terezin affermando che “in qualche modo l’operazione che è stata fatta dai nazisti con la St. Louis è molto simile a quella fatta con Terezin. Un’operazione di comunicazione ambigua e perversa di un razzismo perfido. Terezin fu un teatrino per convincere l’Europa”. Infine, in quanto disegnatrice italiana molto conosciuta ha regalato una piccola chicca ai presenti: “non tutti sanno che gli inventori dei supereroi di carta sono tutti ebrei. Superman, Batman, Xman, Daredevil, Spiderman, Thor e Silversurfer nascono tutti dalla creatività di figli di immigrati ebrei provenienti dall’Europa centrale e orientale che, sbarcati a Ellis Island a inizio secolo, si misurano con un mondo nuovo, diverso, libero”.

     Alessio Lo Manto, il disegnatore della graphic novel, ha raccontato di come è nata l’ispirazione grazie anche a due fumetti che riponeva sul comodino accanto a lui. Sara Dellabella, giornalista e scrittrice che si è occupata della parte testuale, ha spiegato come durante il lockdown abbia fatto delle ricerche sulla vicenda del St Louis e si sia resa conto della forte potenza narrativa. Amedeo Osti Guerrazzi promuove a pieni voti l’utilizzo delle graphic novel per tramandare alle nuove generazioni la memoria della Shoah. Cinzia Leone conferma questa tesi, parlando di come sia necessario ciò poiché  “viviamo in un’epoca delle immagini”.

     Un evento molto interessante che può essere visto sulle Pagine Facebook Ufficiali del Centro di Cultura Ebraico, della Fondazione Museo della Shoah, della Libreria Ebraica Kiryat Sefer e di Shalom.

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