Allegria, musica, canti ma anche
tanta commozione, e molti occhi lucidi. Uno strano e coinvolgente mix di
allegria ma anche di profonda commozione. Con questi sentimenti contrastanti la
comunità ebraica di Roma ha accolto ieri nel Tempio Maggiore, gremito in ogni
posto, un gruppo di 60 genitori israeliani dell’Associazione ‘Or Lamispachot’,
tutti accomunati da un’immensa tragedia: avere perso un figlio o in attentati
palestinesi o mentre svolgevano il loro servizio militare a difesa dei confini
dello Stato Ebraico. “Siamo con voi – ha detto Riccardo Pacifici, tra i
promotori di questa iniziativa, giunta al quarto anno – e siamo idealmente
vicini anche alle altre migliaia di genitori che piangono i loro figli caduti
in Israele”.
‘Or Lamishpachot’ è una organizzazione
non profit che assiste questi genitori, cercando di riportarli alla vita,
ricostruendo le loro esistenze, aiutandoli ad elaborare lutti terribili. In
questo senso va anche il viaggio che questi genitori – estratti a sorte – stanno
svolgendo in Italia, dove incontreranno gli ebrei di Roma e di Firenze, e dove
celebreranno una festa gioiosa come Purim. Non ci sono solo ebrei tra questi
genitori, ma anche cittadini israeliani drusi, di fede musulmana. “Il vostro
dolore è anche il nostro dolore – hanno sottolineato il presidente della
Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e il rabbino capo rav Riccardo Di
Segni – perché sappiamo come i vostri figli non si siano risparmiati nel
difendere Israele e quindi come ebrei della diaspora siamo debitori”.
“Tra Roma e Israele c’è un legame
fortissimo – ha spiegato Irit Oren Gunders, fondatrice e presidente di Or Lamishpahot
– : Grazie per la vostra straordinaria accoglienza con la quale date amore,
date la forza a questi genitori di andare avanti e dimostrate che il popolo
ebraico è unito”.