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    ‘’Il silenzio di Pio XII sulla Shoah lasciò soli gli ebrei’’ – Intervista allo storico Michele Sarfatti

    Papa Pio XII era a conoscenza dello sterminio degli ebrei. È quanto emerso da una lettera scoperta da Giovanni Coco, archivista e ricercatore all’Archivio Apostolico Vaticano, pubblicata da La lettura. In questa lettera, datata 14 dicembre 1942, un gesuita tedesco antinazista, Lothar König, parla esplicitamente a padre Robert Leiber, segretario di Pio XII, dell’uccisione di massa degli ebrei da parte dei nazisti.

    Per approfondire quanto emerso dal documento scoperto da Coco e capire quali furono i motivi del silenzio del pontefice durante sulla Shoah, Shalom ha intervistato il professor Michele Sarfatti, storico e autore di numerosi saggi sulle persecuzioni antiebraiche e sugli ebrei nell’Italia del XX secolo.

     

    Professore, perché è importante la scoperta di questa lettera?

    La lettera trovata da Giovanni Coco è importante perché si tratta di una seconda missiva. Nel documento originale di König, scritto in tedesco, si legge che “le ultime informazioni su “Rawa Ruska” con il suo altoforno delle SS, dove ogni giorno fino a 6.000 persone, per lo più polacchi ed ebrei vengono uccisi, hanno trovato conferma anche da altre fonti. Anche il racconto di Oschwitz (Auschwitz) a Katowice è corretto”. Queste frasi ci lasciano intendere che non è la prima volta che Leiber riceveva messaggi dal gesuita tedesco. Io sospetto che nel primo rapporto ci fossero ancora più dettagli, perché qui ne dà pochi. Quanto a Rawa Ruska, lì non c’erano campi di sterminio, quindi per me l’autore si riferiva al vicino campo di Belzec, distante una ventina di chilometri.

    Inoltre, più avanti, König utilizza il termine “ausgerottet”, ossia “sterminio”, per quanto sta accadendo agli ebrei e ai polacchi, facendo riferimento a un discorso di Hitler in cui si legge: “Non avranno più tempo per sorridere”. König, citando il discorso di Hitler, mette in relazione Belzec e Auschwitz con l’annientamento. Una cosa di questo tipo non era ancora stata scoperta. Per la prima volta, con questo riferimento, si parla di Auschwitz e di Belzec come luoghi dello sterminio degli ebrei.

     

    Quindi questa lettera dimostra quelle che sono state le varie ipotesi fatte fino ad ora…

    È un’ulteriore conferma, perché sappiamo che in Vaticano arrivavano un’infinità di notizie. Inoltre, bisogna tenere da conto il fatto che ci fosse una rete di controinformazione che raccoglieva le notizie che arrivavano dai territori sotto il dominio nazista, le centralizzava, le elencava e le mandava a Roma, affinché si sapesse cosa stesse accadendo. La particolarità di questo documento sta nel fatto che fosse conservata fra le carte del Pontefice. Il Papa però non fece nulla.

     

    Perché Papa Pio XII non intervenne? Perché scelse di tacere?

    Il Papa non sapeva rapportarsi a questa situazione. Noi non possiamo assolutamente dire che fosse favorevole in qualche modo. E probabilmente era anche consapevole che avrebbe dovuto fare di più, ma non ci riuscì. Vista con gli occhi di oggi è una autodichiarazione di inadeguatezza impressionante.

    Se avesse detto qualcosa sullo sterminio degli ebrei, Hitler avrebbe continuato comunque il suo progetto, ma in qualche modo chi si opponeva avrebbe avuto un motivo in più, un sostegno morale. Però con il suo silenzio il Papa ha lasciato soli gli ebrei e ha lasciato soli anche i cattolici che erano solidali con loro. Questo è l’aspetto più grave secondo me.

     

    Qual è il motivo di questa “inadeguatezza”?

    Papa Pio XII fu prigioniero della tradizione antiebraica del cattolicesimo. Lui era avviluppato in questi pregiudizi e non è stato in grado di uscirne. 

    L’antisemitismo razzista, e poi sterminatore, è prosperato dentro l’antiebraismo cristiano assumendo poi questo aspetto omicida. La Chiesa non è stata in grado di dire che esiste un limite. Non è stata in grado di elaborare, tra gli anni Dieci e gli anni Venti del Novecento, una barriera di difesa e un argine all’odio antisemita.

    La Chiesa avrebbe dovuto superare in una settimana 1800 anni di pregiudizi. Non è facile, perché sono radicati nel profondo, però avrebbe dovuto farlo lo stesso e non l’ha fatto. 

     

    Esistono quindi altri documenti oltre a quelli di König?

    Al convegno che ci sarà a ottobre 2023, presso la Pontificia Università Gregoriana, parlerò delle notizie arrivate in Vaticano nel corso del 1942. In quel periodo arrivarono anche informazioni sulle camere a gas, una novità sconvolgente per noi oggi a ottant’anni di distanza, figuriamoci a metà degli anni 40. Non capivano bene cosa fossero ovviamente all’epoca, ma arrivarono notizie a riguardo.

    Considerando tutti i rapporti ricevuti in quel periodo, il 9 settembre del 1943 la Santa Sede avrebbe potuto convocare tutte le personalità ebraiche di Roma, avvertire di mettersi in salvo e cercare di aiutarli. Tuttavia, ciò è mancato, gli ebrei rimasero soli. Pio XII aveva delle chiavi in mano che non ha utilizzato. 

     

    Come giudica questa volontà del Vaticano di aprire e condividere i suoi archivi?

    Credo sia un segno di enorme apertura e del desiderio di uscire dalla fase della polemica e di consegnare alla Storia ciò che accadde durante la Seconda Guerra Mondiale.

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