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    1938, giornalisti ebrei radiati dall’Albo. Oggi la simbolica reiscrizione

    Il 19 febbraio presso la Fondazione Paolo Murialdi si è tenuto l’incontro dal titolo “Riscriviamo all’Albo i giornalisti ebrei Radiati dal Fascismo”, in memoria di quei giornalisti ebrei che in seguito alla promulgazione delle Leggi Razziali del 1938 sono stati estromessi dall’Albo professionale, perdendo così la possibilità di esercitare la professione giornalistica.

    All’incontro sono intervenuti Vittorio Roidi, Presidente della Fondazione Murialdi, Enrico Serventi Longhi il relatore che ha riportato in un excursus storico le vicende dei giornalisti ebrei, perfettamente integrati nelle redazioni dei giornali italiani e che con un decreto legislativo si sono trovati costretti a dare le dimissioni; presenti anche Massimo Finzi Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, Silvia Haia Antonucci Responsabile dell’Archivio storico della Comunità Ebraica di Roma e Paola Spadari: Presidente del Consiglio Regionale Ordine dei Giornalisti del Lazio.

    “Questa cerimonia di reiscrizione all’Ordine dei Giornalisti dei Colleghi ebrei che furono radiati dall’Albo, segue analoghe manifestazioni organizzate dall’Ordine degli Architetti e dall’Ordine degli Avvocati, probabilmente seguiranno anche quelle dell’Ordine dei Medici” ha detto l’Assessore Massimo Finzi.

    “Coltivare la memoria ci permette di restituire l’identità rubata e ridotta ad un numero marchiato sul  braccio delle vittime; noi non solo dobbiamo restituire dignità alle vittime, ma anche capire chi furono i responsabili e i salvatori, che fecero una scelta non facile perché rischiarono la vita: chi aiutava un ebreo, collaborava con il nemico e rischiava la pena di morte. Oggi vediamo riaffiorare segnali di rifiuto del diverso, dell’antisemitismo, anche se mascherato da antisionismo. Tutti segnali che rievocano il passato e che con una diffusa disinformazione appaiono sempre più frequenti,  e si abusa di termini come genocidio, persecuzione e finiscono col prendere il loro vero significato”.

    “Questa mattina celebriamo una memoria che si proietta negli anni: vanno ancora elaborati questi avvenimenti e i ricordi vanno coltivati, perciò giornate come questa possono servire a preservare e rafforzare  la memoria” ha concluso Paola Spadari.

    “Molti di questi colleghi sono morti, di altri abbiamo perso le tracce, ma nello scorso consiglio è stata fatta una delibera simbolica di inserimento di queste persone, e qualora dovessero uscire nuovi nomi, gli altri presidenti regionali sono pronti a fare la loro parte . Le ferite si sanano anche dopo, l’importante è farlo”.

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