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    Spade di ferro – giorno 26. Lo scontro urbano

    Circa venti soldati israeliani sono caduti in combattimento
    negli ultimi due giorni. Una decina di loro, militari della brigata di fanteria
    Givati, sono stati colpiti assieme, su un veicolo blindato di trasporto truppe
    centrato da un razzo anticarro. Purtroppo queste dolorosissime perdite sono
    quasi inevitabili nonostante la superiorità militare israeliana e sono
    destinate ad aumentare col procedere dell’operazione. I terroristi si
    affacciano dai loro nascondigli nelle case e soprattutto da botole di uscita
    dei tunnel sotterranei e sparano i proiettili anticarro (detti RPG). I più
    moderni in mano ad Hamas sono i Kornet a guida laser progettati dai russi e
    oggi fabbricati in Iran. Solo ieri vi sono stati centinaia di attacchi con
    questi mezzi. I nuovi veicoli che usa l’esercito, preceduti da droni per
    scoprire le trappole, sono potentemente corazzati (difesa passiva), usano
    fumogeni per nascondersi al tiro e hanno anche contromisure elettroniche di
    difesa attiva: quasi sempre riescono a evitare di essere colpiti e a
    neutralizzare i terroristi. Ma purtroppo in questo ambito non esiste la
    certezza assoluta. Il lavoro di ripulitura degli apparati terroristi procede in
    mezzo a questi ostacoli. Ieri c’è stata di nuovo un’importante battaglia a
    Jabalyia, al nord di Gaza, dove sono stati eliminati molte decine di terroristi
    ed è stato conquistato un punto fortificato. Il portavoce dell’esercito ha
    dichiarato ieri sera che “l ‘operazione di terra sta procedendo come previsto.
    Grazie a una pianificazione anticipata, a informazioni precise e ad attacchi
    combinati, le nostre forze hanno sfondato la prima linea di difesa
    dell’organizzazione terroristica di Hamas nel nord della Striscia di Gaza.”

    Il problema del combattimento urbano

    Siamo insomma ormai entrati nella fase più difficile della
    guerra di Gaza, quella del combattimento urbano, che Hamas aspettava
    dall’inizio come occasione per imboscate e bombe trappola, progettate per
    infliggere perdite pesanti a Israele. Per capire le difficoltà che deve
    affrontare l’esercito, è utile citare l’opinione di due esperti militari
    americani, il colonnello Laem Collins e il maggiore Spencer che hanno scritto
    un libro sull’argomento e sono stati intervistati dall’agenzia ‘Infos Israel
    News’: “Nell’ambiente urbano l’esercito israeliano non può usare un vantaggio
    importante come la capacità di colpire prima di avvicinarsi al nemico. Esso vi
    perde anche la possibilità di effettuare manovre combinate, cioè aggirare il
    nemico e circondarlo. In città, il nemico ha molte opportunità per nascondersi
    e non farsi notare dalla ricognizione terrestre o aerea dei droni. A Gaza tutto
    ciò è ancora più pericoloso a causa dei tunnel attraverso i quali manovra il
    nemico. I terroristi di Hamas possono muoversi per linee interne di edificio in
    edificio, abbattendo i muri tra le case. È difficile distruggerli lì, fra i
    civili ed altri edifici. In un ambiente del genere bombe e missili sono meno
    efficaci.  Hamas gioca per guadagnare
    tempo, perché il tempo è suo alleato: la pressione su Israele aumenterà a causa
    delle inevitabili perdite civili. Il loro obiettivo non è distruggere
    l’esercito israeliano. Non possono farlo. L’obiettivo è risparmiare tempo”,
    dicono gli esperti. Essi ritengono che “il principale vantaggio israeliano in
    questo ambiente risieda nell’uso di grandi bulldozer militari. Non devono
    temere gli attacchi dei razzi anticarro e possono distruggere gli edifici dove
    i terroristi si annidano.  Un altro
    vantaggio che l’IDF cercherà di sfruttare è la capacità di condurre
    combattimenti notturni.”

    Che cosa fa l’esercito israeliano per contrastare la
    minaccia

    Vi è da parte israeliana una stretta censura sui movimenti
    delle truppe per evitare che Hamas possa reagire in tempo. L’asimmetria
    informativa è uno dei vantaggi di Israele. sappiamo comunque che oggi
    l’operazione è concentrata nel Nord, nei due angoli settentrionali della
    Striscia e subito a sud di Gaza, dove essa è quasi tagliata trasversalmente
    dalle forze israeliane. I bulldozer D9 vengono utilizzati per rimuovere
    trappole esplosive e mine e altri ostacoli prima che i soldati avanzino. La
    forza aerea, in particolare i droni, e anche l’artiglieria e i carri armati
    vengono ampiamente utilizzata insieme alle forze di terra per colpire i
    terroristi, che sono costretti a uscire dai loro nascondigli per contrastare le
    forze di terra. Anche quando sparano rivelano la loro posizione e sono
    attaccati.

    Le sfide future

    Nonostante tutti i successi, Israele riesce a eliminare al
    massimo qualche decina di terroristi alla volta, mentre vi sono molte migliaia
    o anche ad alcune decine di migliaia di terroristi che attendono nei loro
    nascondigli l’ordine di entrare in combattimento, quando vi saranno più forze
    israeliane in gioco. La battaglia principale non è ancora iniziata. L’esercito
    non ha ancora tentato di penetrare nell’ospedale di Shifa o in altre aree
    critiche dove si nascondono i capi di Hamas. Nonostante il salvataggio di un
    ostaggio avvenuto l’altro ieri, la stragrande maggioranza dei 230 ostaggi sono
    ancora nelle mani dei terroristi. Si pensa che Hamas tiene molti ostaggi in
    aree sensibili per dissuadere Israele dall’attaccare quelle aree, soprattutto
    nei confronti dei massimi leader di Hamas. Israele è molto preoccupato per le
    reazioni internazionali via via più negative, ma non sono riusciti a elaborare
    una strategia migliore per raggiungere gli obiettivi di guerra più rapidamente
    senza perdere più soldati e uccidere più civili. Alla battaglia sul terreno si
    affianca sempre più la resistenza diplomatica per permettere all’esercito di
    eliminare totalmente i terroristi. Entrambe saranno molto dure e rischiano di
    durare mesi.

     

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