Il confine tra politica e sport, già spesso sottile, si è ulteriormente ridotto nei giorni scorsi, con la decisione del World Bowls Tour (WBT), uno dei principali tornei nella famiglia delle bocce, di escludere tre atleti israeliani dai Campionati Mondiali Indoor di Norfolk, in programma per gennaio 2025. Daniel Alomin, Amnon Amar e Itai Rigbi non potranno partecipare a questo prestigioso evento, vittime di una crescente pressione politica scatenata dalle proteste contro un altro atleta israeliano, Shalom Ben-Ami, durante l’International Open di Scozia dello scorso novembre. Sebbene Ben-Ami non abbia partecipato alla competizione per motivi tecnici, le manifestazioni contro la sua presenza hanno messo sotto pressione gli organizzatori, portando alla decisione di escludere gli atleti israeliani da ulteriori eventi.
Il WBT ha giustificato l’esclusione dei tre atleti israeliani come una necessità per preservare l’integrità e la serenità dell’evento. Gli organizzatori hanno spiegato che l’aumento delle proteste e le difficoltà nell’assicurare un ambiente sereno avevano reso impossibile garantire il buon svolgimento della competizione. “Il bowls è uno sport che unisce le persone”, hanno sottolineato, facendo leva sul valore di inclusività che contraddistingue questa disciplina. Tuttavia, questa decisione ben si allontana dai valori espressi ed è stata accolta con una reazione di sdegno da parte di molti osservatori e figure pubbliche, che hanno visto in essa un cedimento alle pressioni politiche.
Il deputato britannico Rupert Lowe ha condannato aspramente questa esclusione, accusando gli organizzatori di “cedere alla follia” della protesta politica. “Lo sport dovrebbe essere unificante, e dovrebbe essere al di sopra della politica” – ha affermato Lowe – , promettendo di lottare contro quella che ha definito una “decisione scandalosa”. Le sue parole non sono state le sole a sollevare preoccupazioni: anche la Campagna contro l’Antisemitismo ha denunciato l’esclusione, accusando il WBT di assecondare una “folla anti-Israele” e di aver violato i principi fondamentali dello sport, che dovrebbe valutare gli atleti per le loro capacità e non per la loro nazionalità. “Lo sport non dovrebbe fare discriminazioni”, hanno dichiarato i rappresentanti dell’organizzazione, evidenziando la nascita di un possibile precedente pericoloso.
Zvika Hadar, presidente della Professional Bowlers Association (PBA) Israel, ha messo in evidenza che Israele è stato uno dei membri fondatori del WBT, sottolineando che questa esclusione potrebbe avere conseguenze più ampie per il futuro. Hadar ha dichiarato che l’intera comunità del bowls in Israele è “molto arrabbiata” e preoccupata che questa decisione possa aprire la strada ad altre esclusioni. La sua denuncia è quella di una “civiltà sportiva” che sta crollando sotto il peso di pressioni politiche, dove l’esclusione di atleti da una competizione internazionale diventa una vittoria per chi cerca di strumentalizzare lo sport a fini ideologici.
Se lo sport diventa il campo di battaglia per le tensioni geopolitiche, la sua capacità di unire e promuovere valori universali rischia di essere compromessa, aprendo la porta a pericolosi precedenti che potrebbero minare la sua stessa natura. In un contesto globale sempre più polarizzato, è fondamentale che il movimento sportivo riaffermi il suo impegno verso l’inclusività e l’equità, proteggendo gli atleti dalle strumentalizzazioni politiche e garantendo che lo sport rimanga un terreno di competizione giusta e rispettosa nei confronti di tutti.