Inizia la fase
decisiva della guerra
La guerra terrestre
a Gaza ormai è prossima. Israele ha completato il richiamo dei riservisti e
l’organizzazione dei contingenti che entreranno a Gaza. Ha anche avvertito in
molti modi, con SMS, volantini, messaggi televisivi realizzati hackerando la tv
di Gaza, perfino con telefonate personali, i civili della parte nord della
Striscia, dove presumibilmente ci sarà il primo impatto dell’operazione, a
lasciare il territorio e a rifugiarsi nella zona meridionale, a sud ella città
di Gaza. Va sottolineato come anche in questa circostanza estrema l’esercito
israeliano segua le leggi internazionali e si sforzi di nuocere il meno
possibile alla popolazione civile. D’altro canto questa guerra è necessaria:
tutto il mondo ha capito che non è possibile più per Israele, che come tutti
gli stati ha il compito primario di difendere la vita e l’incolumità dei suoi
cittadini, convivere con un’organizzazione terrorista che ha fatto della strage
di massa dei civili il suo metodo di “lotta”, macchiandosi di crimini
mostruosi. Dopo aver pazientato per quasi vent’anni, sopportando perdite e
lutti e limitandosi di fronte alle aggressioni più gravi a operazioni moderate
di contenimento, Israele ha capito di dover eliminare completamente le
organizzazioni terroriste da Gaza e lo farà.
Gli ostacoli
Sarà una guerra
lunga e difficile. I terroristi hanno trasformato l’intera striscia di Gaza in
una fortezza, che ha al suo cuore una rete intricatissima di tunnel sotterranei
che ospitano depositi di armi, centri di comando, piattaforme di lancio dei
missili, caserme e residenze dei capi, ma anche carceri per gli ostaggi. Tutte
le gallerie sono aperte al fuoco di armi istallate nelle pareti, minate,
concepite per distruggere le truppe israeliane vi entreranno. Minati sono anche
in superficie gli edifici e i rifugi, gli ingressi delle gallerie, ogni
possibile punto di passaggio degli israeliani. Come si è visto nelle operazioni
precedenti, i terroristi spareranno sui soldati israeliani da scuole, case
d’abitazione, moschee, ospedali, sotto a cui tengono anche le loro risorse più
preziose, perché le considerano più sicure per loro. Tutta la popolazione vi
viene dunque usata come scudi umani da parte dei terroristi, che cercano così
di impedire ai soldati di rispondere al fuoco per non colpire degli innocenti;
oppure se lo fanno di poterli accusare di uccidere i civili. Questa è la
ragione per cui Hamas cerca di impedire agli abitanti delle zone che saranno
teatro dello scontro di rifugiarsi altrove: un calcolo cinico ai danni della
propria stessa popolazione. La guerra di terra sarà dunque difficilissima,
lunga, probabilmente sanguinosa da entrambe le parti: una terribile prova
fisica ma anche psicologica per i soldati israeliani.
La guerra psicologica
Per questa ragione i
terroristi cercheranno e già cercano di condurre una guerra psicologica senza
scrupoli. Essa si volge innanzitutto nei confronti della loro popolazione,
invitata a ignorare gli avvisi di Israele. Poi si sviluppa nei confronti di
Israele e degli ebrei, tentando di diffondere notizie false e di amplificare le
minacce che pure esistono. Il lancio continuo di razzi e gli assalti ai confini
(come oggi hanno tentato di fare i sostenitori del terrorismo dalla Giordania)
fanno parte di questa operazione, che si estende nel resto del mondo con
minacce e manifestazioni. Ma il lato più importante di questa guerra
psicologica riguarda l’opinione pubblica degli altri stati e in particolare di
quelli che hanno preso posizione per Israele in Europa e in America. I
terroristi cercano di negare l’orribile evidenza dei massacri, testimoniata da
mille filmati ed immagini, spesso riprese e diffuse in un primo momento da loro
stessi. Si presentano come vittime, sottoposte alla violenza israeliana, non
hanno paura di sostenere tesi contraddittorie, come non aver fatto male a donne
e bambini e averli anzi spontaneamente rilasciati e accusare Israele di essere
lui stesso responsabile con i bombardamenti delle loro istallazioni, della
morte di numerosi ostaggi.
La retorica della
moderazione
Lo scopo di queste
manovre è semplice. Dato che in prospettiva è chiaro che Israele prevarrà sul
terreno, si tratta di paralizzarlo, di togliergli il tempo di condurre fino in
fondo l’operazione per ripulire Gaza dal terrorismo. Hamas, l’Iran, la Russia,
i loro alleati e difensori nei media e nella politica occidentale si sforzano
dunque di costruire un fronte “per la pace” e “per la moderazione” che condanni
e blocchi l’autodifesa israeliana in nome dei valori umanitari. Che gli
assassini di vecchi e bambini invochino valori umanitari a propria difesa è un
paradosso atroce, ma la retorica politica non è nuova a queste commedie. Si
tratta di una campagna di guerra psicologica che è già iniziata oggi e
certamente si rafforzerà quando inizieranno i combattimenti sul terreno