Nel corso di queste Olimpiadi di Parigi 2024 la guerra si è fatta sentire, anche se non esplicitamente, il clima teso per gli atleti israeliani è stato nell’aria sin dall’inizio. Nonostante ciò, il team israeliano è riuscito a trionfare portando a casa numerose medaglie. Domenica sera le tre medaglie di judo sono tornate in Israele. Tutti e tre i vincitori hanno scelto di dedicare le loro medaglie alla loro nazione in guerra, celebrando i loro successi a discapito delle richieste di bandire Israele dalle Olimpiadi di Parigi del 2024.
I judoka Raz Hershko, Inbar Lanir – entrambi vincitori dell’argento – e Peter Paltchik, che ha invece portato a casa il bronzo, sono atterrati all’aeroporto Ben Gurion con il resto della delegazione di judo, così come i nuotatori israeliani, dopo aver concluso le loro apparizioni olimpiche. Tutti gli atleti sono stati accolti da applausi, fiori, da parenti e amici commossi.
Finora, durante i Giochi di Parigi, Israele ha portato a casa ben sei medaglie, superando già il precedente record di quattro alle Olimpiadi di Tokyo. Dopo le tre medaglie di judo della scorsa settimana, sabato Israele ha vinto una medaglia d’oro nel windsurf grazie a Tom Reuveny, un argento nello stesso sport da Sharon Kantor e un argento dal ginnasta Artem Dolgopyat.
“Il fatto di aver vinto una medaglia olimpica è semplicemente pazzesco”, ha detto Hershko, 26 anni, durante la conferenza stampa che ha avuto luogo in aeroporto dopo l’atterraggio. “È qualcosa che sognavo da tanti anni, e non è stato sempre facile”. Hershko, che ha portato a casa l’argento nella classe di peso femminile sopra i 78 kg, ha osservato che ci sono “tante persone che hanno fatto parte di questa vittoria, che non è davvero solo mia, è tutta nostra, vostra, del nostro Paese, della nostra gente, della nostra bandiera”, ha detto l’atleta. “Questo Paese ha attraversato momenti davvero difficili dal 7 ottobre, e questa vittoria rappresenta per me il modo più corretto per dimostrare a tutti chi siamo, per far vedere che il popolo d’Israele vive. Questa è la nostra forza” ha concluso.
Paltchik, 32 anni, ha aggiunto che lui e gli altri della delegazione israeliana sono arrivati al Villaggio Olimpico “avendo ben chiaro di avere una missione da portare a termine. Sapevamo che questi giochi olimpici erano diversi dagli altri, dopo che il nostro Paese ha vissuto la tragedia del 7 ottobre e continua a soffrire a causa della guerra”. Il judoka, che si è aggiudicato il bronzo nella classe maschile under 100, ha detto che gli atleti “hanno sentito un’incredibile responsabilità in ogni gara”. La nostra missione era quella di alzare la bandiera d’Israele il più in alto possibile, di fronte a tutti coloro che volevano boicottarci”.
Paltchik ha raccontato inoltre delle difficoltà personali che ha dovuto affrontare prima dei giochi olimpici, tra minacce di morte online e tentativi di bandirlo fisicamente dalla partecipazione. “Ho avuto un periodo molto difficile nei mesi precedenti alle Olimpiadi. Tra minacce sui social media e tramite e-mail” ha detto l’atleta. La sua vittoria e quella di tutte le medaglie israeliane vinte fino ad oggi, sono secondo lui “la più grande vittoria dello Stato Ebraico, che ha potuto far riecheggiare il suo inno – e la sua bandiera- di fronte a miliardi di spettatori in tutto il mondo”.
“Penso che rappresentare Israele in questo momento sia una responsabilità incredibile. Non era di certo quello che mi aspettavo quando a sei anni ho iniziato a praticare judo. Diciotto anni dopo, sedermi con una medaglia olimpica al collo per me non ha eguali” ha aggiunto Inbar Lanir, che ha conquistato l’argento nella classe di peso femminile under 78.