La Direzione Nazionale dell’Intelligence israeliana ha allertato l’IDF riguardo a una possibile escalation in Cisgiordania, caratterizzata da attentati e attacchi suicidi in Israele. Secondo un articolo di Ynet, le recenti tensioni nella regione potrebbero preludere a un’intifada, ma diversa dalle precedenti.
L’escalation è iniziata prima del 7 ottobre, spingendo l’IDF a ridistribuire unità dal fronte di Gaza per rafforzare la presenza in Cisgiordania. Da circa dieci mesi però si registra un crescente uso di esplosivi, accompagnato da una maggiore radicalizzazione tra i giovani nei campi profughi. Sebbene l’impiego di cariche a terra e ordigni lungo le strade sia cominciato prima di ottobre, la loro quantità e sofisticazione sono aumentate notevolmente durante l’attuale conflitto.
L’accesso ad armi leggere, inoltre, contribuisce alla formazione di nuovi gruppi terroristici, particolarmente nel nord e nell’ovest della Cisgiordania, così come nella valle del Giordano. Queste armi, fornite dall’Iran, vengono contrabbandate attraverso la Siria e la Giordania, il cui confine è ormai permeabile al traffico di armi. I battaglioni, composti da giovani disoccupati che non possono lavorare in Israele, sono finanziati da Hamas e dalla Jihad islamica, che pagano chiunque sia disposto a combattere per loro. Prima del 7 ottobre, queste cellule terroristiche erano concentrate principalmente nei campi profughi di Jenin e Nur al-Shams, vicino a Tulkarem. Attualmente se ne contano circa 15 disseminate in tutta la Cisgiordania, con una crescente presenza nella valle del Giordano e nell’area di Binyamin.
I vertici dell’intelligence temono che questo scenario possa culminare in un assalto coordinato contro insediamenti ebraici o fattorie isolate, con il coinvolgimento delle forze di sicurezza palestinesi. Se non contrastata tempestivamente, l’escalation potrebbe aprire un nuovo fronte di guerra. Per prevenire tale rischio, è necessario un rafforzamento significativo della sicurezza interna, con una maggiore vigilanza da parte dei cittadini e intensificati pattugliamenti di polizia e militari. Inoltre, l’IDF deve prepararsi a fronteggiare eventuali scontri intensi con Libano o Iran, continuando al contempo a gestire i conflitti a Gaza e in Cisgiordania. Questo richiede politiche del personale innovative e un incremento delle operazioni di controspionaggio.